Gioco accordato da Giacomo I col suo segretario Balmerino. 455 Giacomo I potè arrischiare tranquillamente attraverso il giro di Parigi la suddetta comunicazione a Poma, sebbene le sue relazioni precedenti col papa lo avessero messo, proprio poco tempo prima, nel più grave imbarazzo, avendo il cardinale Bellarmino rivelato nel suo primo scritto polemico il fatto, che Giacomo aveva scritto dapprima dalla Scozia nel modo più amichevole a Clemente Vili, come pure ai cardinali Aldobrandini e Bellarmino, proposto la nomina di un cardinale scozzese, e date speranze a mezzo dei suoi inviati per il suo passaggio alla Chiesa cattolica.1 Che la lettera in questione venisse stesa di scienza e volontà di Giacomo in suo nome, è attestato poco più tardi dalla stessa moglie del re, Anna.2 Ma come Giacomo già precedentemente aveva negato di fronte alla regina Elisabetta la sua lettera al papa, così egli fece di nuovo la commedia per apparire innocente agli occhi dei suoi sudditi protestanti. Il suo ex-segretario, Lord Balmerino, che dimorava per l’appunto in Londra, fu chiamato dal re a render conto e confessò, secondo ch’era stato concertato, cadendo in ginocchio, ch’era stato proprio lui a scrivere la lettera ed a presentarla al re fra altri documenti; Giacomo quindi l’aveva Armata insieme con questi, senza esaminare il suo contenuto. Alcuni testimoni erano nascosti in una stanza accanto ed avevano udito la confessione;3 Giacomo sottopose tutto l’affare all’indagine del suo Consiglio segreto. « Voi siete per verità stranieri alla terra in cui questo accadde », scrisse egli ai suoi consiglieri, « ma non siete stranieri al re di quella terra, e sapete, che se il re di Scozia è un ribaldo, il re d’Inghilterra non può essere un uomo di onore. Occupatevi dunque della cosa come uomini ai quali importa i'onqre del proprio re ».4 Balmerino si confessò colpevole innanzi al Consiglio, e così pure più tardi innanzi al tribunale scozzese in Saint Andrews, fu condannato a morte, ma poi graziato dal re colla prigione a vita nella sua stessa casa. Tutto il gioco accordato, e anche la condanna del Balmerino furono già al tempo di luesta dichiarazione di Giacomo I per moneta buona e cercò di servirsene contro il papato (Allgem. Zeitung del 12 marzo 1869 e 31 marzo 1870, Bei?. 90, P- 1400). Cfr. Hist.-polit. Blätter LXIY (1869), 322; Hergenrötiier, Kirche und Staat 690. 1 « Quibus verbis [di Clemente Vili nei brevi del 1600; vedi vol. XI 353] non solum Jacobus Scotiae rex non excludebatur, sed includebatur potius, quoniam ministri eius maximam spem fecerant, eum non abhorrere a fide cattolica suscipienda, praesertim cum rex ipse ad Pontificem ipsum necnon ad cardinales Aldobrandinum et Bellarminum litteras scripsisset plenas huma-nitatis, quibus praeter caetera petebat, ut aliquis e gente Scotorum cardinalis E. crearetur, ut haberet Bomae, per quem facilius et tutius cum Ponti-e D°o°tia sua tractaret » (Opera V 166). 'A. O. Meter in Quellen und Forschungen VII (1904), 301 6. 3 Gardiner II 31 s. 4 Ivi 32.