418 Paolo V. 1605-1621. Capitolo IX. Catesby, un nobile ricco e colto, il quale per il suo cattolicismo aveva dovuto pagare multe notevolissime, diceva al Garnet, già un semestre all’incirca dopo l’ascensione al trono di Giacomo I, che la mancanza di parola del re provocherebbe torbidi. Il gesuita ribattè che misure violente sarebbero contrarie alla volontà espressa del papa; il generale del suo Ordine, Aquaviva, gli aveva trasmesso nel luglio passato una istruzione di Clemente Vili in questo senso. Il Catesby e il suo amico Winter, poi, avrebbero dovuto astenersi dal partecipare a piani violenti, anche perchè i loro rapporti con i Gesuiti renderebbero sospetti questi di essere i promotori. Il Catesby promise quindi anche effettivamente di star tranquillo.1 Questi propositi, tuttavia, non furono duraturi. Il Garnet aveva a suo tempo comunicato al Catesby e al Winter i Brevi di Clemente Vili, nei quali si ordinava ai cattolici inglesi di appoggiare soltanto un pretendente al trono del tutto cattolico.2 A questi Brevi tornò adesso a riferirsi il Catesby. Se prima, egli opinava a mezza estate del 1604, si sarebbe potuto lavorare lecitamente perchè un non cattolico non ottenesse la corona, ora dunque doveva esser lecito agire perchè la perdesse. Il Garnet oppose a questo ragionamento il nuovo divieto papale, e riuscì a distogliere ancora una volta il Catesby dai suoi piani;3 quattro volte in tutto, scrisse più tardi al suo Generale, egli era riuscito a impedire un atto di violenza.4 Tuttavia il Garnet non si faceva alcuna illusione, che a lungo andare vana sarebbe riuscita la sua lotta contro l’esasperazione e la disperazione di gente come il Catesby. Il prestigio dei sacerdoti cattolici non era più allora quello di una volta; esso doveva necessariamente declinare da quando nella vertenza circa l’arciprete, si era svolta fra loro stessi una disputa ardente precisamente circa la questione del contegno da tenere per parte dei cattolici di fronte al governo.5 Si domandavano se in conclusione il sacerdote, con il suo appello continuo all’al di là e al soprannaturale, fosse l’uomo adatto per pronunciare un giudizio decisivo sulle cose di questo mondo. « Tutto è alla disperazione », scrive il Garnet l’8 maggio 1605 a Roma, « taluni cattolici sono irritati contro i Gesuiti; essi dicono, che i Gesuiti hanno combattuto e impedito ogni impiego della forza. Io non oso di informarmi più addentro dei loro piani, perchè il Generale dell’Ordine ci ha vietato di oc- 1 Interrogatorio del Garnet del 13 marzo 1606, in Foley IV 157. 2 Vedi la presente opera voi. XI 353. 3 Interrogatorio del Garnet del 14 marzo 1606, in Foley IV, 159. 1 « Et quidem prò mea parte quater hactenus tumultum impedivi ». Garnet ad Aquaviva il 24 luglio 1605, ivi 61. 5 Cfr. la presente opera voi. XI 334 ss.