406 Paolo Y. 1605-1621. Capitolo Vili. di sangue, suscita commozione e riverenza.1 « In tutti questi quadri », giudica uno dei maggiori storici dell’arte, « il pathos religioso e la nobile espressione del dolore raggiungono un’altezza straordinaria. Yi son cose eccellenti in questo genere della scuola dei Caracci e opere potenti della scuola spagnuola; ma là manca qualcosa al colorito, qui alla purezza e perfezione delle forme, mentre nel van Dyck si trova tutto insieme. Egli è e rimane una delle cime della pittura religiosa ».2 Il Rubens e il van Dyck, quali creatori molto ricercati e celebrati di quadri d’altare, hanno impresso la loro impronta all’arte dei Paesi Bassi cattolici nel secolo xvn, ma al tempo stesso hanno anche reso servizi importanti alla restaurazione cattolica. Nessuno potè sottrarsi all’impressione potente delle loro opere. Accanto alla predica ed alla catechesi, i loro quadri aiutarono eccellentemente alla comprensione dei dommi cattolici. Le creazioni del Rubens, nella loro immensa monumentalità, furono in grado di essere afferrate da tutti gli strati della popolazione, anche da quelli di sentimento più semplice in fatto d’arte; il van Dyck si rivolse piuttosto ad ambienti, per i quali impressioni cosi forti non erano necessarie per ottenere efficacia. L’influsso esercitato specialmente dal Rubens, con i suoi quadri d’altare sfavillanti di colore e di luce, non rimase limitato ai Paesi Bassi spagnuoli: esso si diffuse presto largamente nella cattolica Germania meridionale. Scolari e successori del grande maestro rivaleggiarono per arredare le chiese con quadri d’altare così riccamente, come era uso in Italia e in Spagna. È esatta l’osservazione del più recente biografo di Rubens, che questi fu il pittore cattolico « par exellence » non solo del suo secolo, ma anche dei seguenti, fin nel secolo xix.3 Le case di Dio adorne di copie o imitazioni d’opere sue si contano a centinaia. Avendo egli fatto riprodurre la maggior parte dei suoi lavori da incisori eccellenti diretti da lui stesso, la sua influenza si estese anche ai paesi romanici. Si può ben chiamarlo il più gran pittore che abbia posto la sua arte al servizio della Restaurazione cattolica. Collo scintillio dei suoi colori e il carattere drammatico trascinante della sua composizione, egli ha esaltato così i santi di quel periodo - sant’Ignazio, san Francesco Saverio, santa Teresa - come ha difeso con piena efficacia le dottrine dell’antica Chiesa più contestate dai novatori religiosi: 1 Riproduzione del quadro, oggi a Monaco, in Schaeffer 85. 2 Burckhardt, Vorträge 329. 3 Rooses 182. «Fu », dice il Burckhardt (Erinnerungen 82), «una fortuna straordinaria per il cattolicismo di tutto il Settentrione quella di aver trovato un interprete così grande, felicemente riuscito, spontaneo, il quale fu capace di entusiasmarsi da se stesso per ogni sorta di figura religiosa »•