Il legato B. Giustiniani in Bologna. 65 della sua competenza e non si immischiasse in affari estranei. Il suo contegno conservava sempre serietà e maestà. Egli conosceva eccellentemente l’arte di informarsi con esattezza di tutto e di alternare rigore e mitezza, poiché sapeva bene come difficilmente il popolo sopporti un rigore costante. Chi vuol governar bene, era solito dire, si deve mostrare veridico, moderato e giusto.1 La popolazione romagnola passava per molto irrequieta. Essa era ancora divisa in fazioni in tal modo che il Caetani diceva, esserci in questa provincia due popoli diversi, uno guelfo, e uno ghibellino. Contuttociò egli vantava i Romagnoli per la loro facilità a lasciarsi maneggiare e pacificare con la mitezza e la cortesia, nonché per essere ossequiosi verso i superiori, e riconoscenti verso i benefici ricevuti.2 Il genovese Benedetto Giustiniani, inviato nel novembre 1606 come legato a Bologna, cercò di adempiere il suo compito piut- 1 Quanto precede è tolto da una * Descrizione della Romagna nel Cod. XVI b-3 della Biblioteca Altieri in Roma, redatta il 1615 da persona assai bene informata. 3 * « Diceva che il Legato di Romagna doveva reggere doi popoli, uno Guelfo e l’altro Gibellino per natura turbolenti et alterabili per la commodité de confini et egli haveva con tutto ciò ne’ Romagnoli trovato quattro cose buone, cioè che erano facili con la dolcezza e cortesia ridursi a qualsivoglia cosa, anco a quietarsi con il nemico mentre l’ingiuria non fosse troppo trascorsa; secondo che erano ossequiosi verso li superiori; terzo ch’erano molto liberali del suo; quarto ch’erano ricordevoli de’ benefìci ricevuti et non mai ingrati » (Descrizione della Romagna, Biblioteca Altieri in Roma loc. cit.). Il successore del Caetani, il cardinal Rivarola, nominato nel 1611 legato di Romagna, si rese benemerito sopratutto per la sua azione contro i banditi; vedi Moroni LVIII 58. Della sua cura per il benessere degli abitanti testimonia anche oggi la bella fontana di Faenza; cfr. La Torre dell’Oro-logio e il Fonte Pubblico di Faenza per Gian Marcello Valgimigli, Faenza 1873. Le aquile e i draghi di bronzo della fontana, terminata nel 1621 su disegno del domenicano Domenico Paganelli, sono allusioni all’arma del papa, del quale fa ricordo anche la seguente iscrizione: Paulo V Pont. Max. Felicissime regnante Post latrones profligatos Pressum inundantem Padum Populos iustitia, pace, annona Servatos Ne ET HOC MAGNUM DESIDERARETUR Ornamento aquartjm urbem adauxit D. Card. Rivarola Legat. stjae anno nono Aere publ. L’Hôtel des Monnaies eretto sotto Paolo V dal vicelegato Stefano Dulci in. Avignone serve presentemente come caserma. NelFiscrizione si legge solo ancora: « Paulus V Pontif. Maximus | has aedes | auro argento.....| curante... I Aven. | Anno 1619 ». Pastor, Storia dei Papi, XII. 5