524 Paolo V. 1605-1621. Capitolo XI. derivò vantaggio alla religione cattolica e neanche al prestigio dell’imperatore: esso riuscì, piuttosto, di vantaggio ai piani del partito rivoluzionario del Palatinato elettorale. Si era appena aperta la Dieta imperiale il .12 gennaio 1608, che già si diffondevano in questa le voci più strane. Il papa, si diceva, ha 10.000 uomini sotto le armi, e li manderà nell’impero sotto colonnelli gesuiti travestiti; il re di Spagna ha depositato segretamente 100.000 ducati e già distribuisce polizze di arrolamento; anche il duca di Baviera ha già 15.000 uomini in servizio; uno spaventoso mare di sangue irromperà sui poveri cristiani evangelici.1 A causa della impressione profonda suscitata dal procedimento contro Donauwòrth, propalazioni di questo genere trovavano facilmente fede, e ciò tanto più, in quanto i protestanti tenevano l’arciduca Ferdinando per capace delle cose peggiori, da quando si era servito rapidamente e decisamente del diritto di riforma ed aveva effettuato la restaurazione ecclesiastica nei suoi territori. Con questa disposizione d’animi, la scissura preesistente fra gli Stati luterani dell’impero e i calvinisti del Palatinato passò in seconda linea: questi ultimi acquistarono la direzione dei protestanti. Che cosa ciò significasse, si vide, con spavento di Paolo Y -, alla Dieta di Eatisbona. Perfino la Sassonia elettorale fece ora dipendere la concessione del sussidio contro i Turchi dal soddisfacimento delle pretese protestanti. La pace religiosa doveva esser confermata, ma al tempo stesso anche ampliata nel senso, che i cattolici rinunziassero ai beni cattolici strappati loro dal 1555 in poi. Gli Elettori ecclesiastici erano disposti ad accondiscendervi, solo che dalla parte opposta venisse data assicurazione di non violare più d’ora in poi il trattato. Ma questo fu assolutamente rifiutato dal Palatinato elettorale: i protestanti dovevano mantenere anche per il futuro mano libera, per incorporare i beni ecclesiastici. Ogni spirito equo doveva domandarsi a che cosa potesse servire ai cattolici un trattato, se i loro avversari dichiaravano nel punto stesso: noi ci teniamo quanto Ad abbiamo preso, e quel che potremo ancora prendervi ve lo prenderemo.3 Per suggerimento, quindi, dell’arciduca Ferdinando i membri cattolici stiauità la sua potenza et la gloriosa sua risolutione contro ribelli de Dio et suoi » (Archivio di Stato di Vienna Ms. n. 595, t. XII, 39). Cfr. anche il * Breve di lode diretto a Massimiliano I il 10 gennaio 1608 da Paolo V, Epist. V, Archivio segreto pontificio. 1 Vedi Janssen-Pastok V 304 s. 2 Cfr. le * prescrizioni al Milensio del 29 marzo, 5, 19 e 26 aprile e 3 maggio 1608, A r c h i v i o segreto pontificio. 3 Giudizio del Gindely (Rudolf II voi I 159 s.).