284 Paolo Y. 1605-1621. Capitolo VII. Se Enrico guadagnò prestigio dalla mediazione nel conflitto con Venezia, perdette tuttavia molte simpatie. A Roma questo apparve assai visibilmente; era credenza generale che Paolo V ora inclinasse piuttosto dalla parte spagnuola.1 Tuttavia Enrico IY, quando Carlo Emanuele, duca di Savoia, si legò sempre più intimamente a lui, sperò di veder rafforzata la lega antiasburgica degli Stati italiani da lui propugnata coll’accessione del papa. Risultò, tuttavia, che nè da Paolo Y, nè dalla repubblica di S. Marco era possibile ottenere accordi impegnativi. Nel settembre 1608, anzi, l’inviato francese nella città delle Lagune riferiva sulla possibilità di una più stretta intesa del papa, della Toscana e di Venezia colla Spagna.2 Nonostante ciò Enrico IY, quando nel mese seguente propugnò con cautela presso Venezia la conclusione di un’alleanza offensiva franco-italiana per un assalto alla Lombardia spagnuola, pensò di poter riuscire a guadagnare il pontefice per questo piano mediante la promessa di un principato alla famiglia Borghese.3 Calcoli di questa sorta riposavano sopra un misconoscimento completo di Paolo V. Quanto poco accessibile fosse il papa a simili arti, era stato sperimentato nel 1605 dal duca di Escalona: per ottenere una dispensa matrimoniale, egli fece allora promesse di possessi territoriali per i nepoti del papa, al che Paolo V rispose indignato, ch’egli non intendeva vendere il pontificato.4 Neppure l’opinione dominante alla corte francese, che Paolo Y fosse di sentimenti pienamente spagnuoli, era esatta. Papa Borghese non pensava a rinnovare il gioco politico, in cui si erano impigliati tanti dei suoi predecessori durante la Rinascenza. Sebbene inesperto in politica, non gli cadeva tuttavia in mente di rafforzare quella preponderanza spagnuola in Italia così dura a sopportare per tutti gli Italiani, e che anche la Santa Sede sperimentava amaramente con invadenze continue sul campo ecclesiastico. Ma quanto egli era lontano da una piena unione con Filippo III, altrettanto era anche da una adesione alle pericolose mire politiche di Enrico IV. In prima linea per Paolo V stavano l’adempimento dei suoi compiti ecclesiastici e la protezione della cristianità; e pertanto egli tendeva ad eliminare, colla più grande imparzialità, il contrasto fra le due maggiori potenze cattoliche, le quali si erano combattute così a lungo a maggior danno della Chiesa.5 Come Clemente Vili, anch’egli sperava di procurare una 1 Vedi Philippson III 55, 271, 276. 8 Vedi Briefe und Akten zur Gesch. des Dreissigjähr. Krieges II 567. 3 Cfr. A. Foscarini in Barozzi-Besciiet, Francia I 308; Philippson III 295. 4 Vedi Couzaed, Ambassade 391. 6 Cfr. Gindelt I 114.