Paolo V mediatore di pace fra Francia e Spagna. 289 nominato successore dell’Alincourt.1 La sua meraviglia, pertanto, fu pari al suo malcontento quando il Brèves gli comunicò il 5 agosto la maniera aspra colla quale Toledo aveva cominciato la sua missione tanto importante per il bene della cristianità. Il papa mostrò la più grande eccitazione. Egli definì una svergognatezza l’affermazione di Toledo, che Enrico IY avesse sollecitato il piano matrimoniale: egli poteva testimoniare davanti a tutto il mondo, che erano stati il cardinale Barberini e lui, il papa, a promuovere le trattative in considerazione del bene della cristianità. Del resto Paolo V espresse la speranza, che il suo abile nunzio a Parigi riuscirebbe a condurre Toledo per altra via, ed anche a pacificare il re giustamente adirato. Egli aveva fiducia nel sovrano francese, e prometteva di esortare Filippo III e l’arciduca Alberto a concludere al più presto la pace cogli Olandesi, solo che questi consentissero il libero esercizio del culto cattolico.2 Per dare una piega più favorevole alle trattative tra Spagna e Francia, Paolo Y propose il 22 agosto 1608 all’ambasciatore francese di trasferire le discussioni a Roma, ove avrebbero potuto esser condotte da Brèves e dall’Aytona sotto la sua sorveglianza, con maggiore speranza di riuscita. Enrico IV, però, che diffidava di Paolo Y, non accettò la proposta. Anche Ubaldini, che spiegò tutta la sua arte diplomatica per scoprire una via di mezzo fra le mire francesi e le spagnuole, non ottenne nulla; poiché la questione olandese formava un ostacolo insuperabile allo stabilimento di una intesa fra Parigi e Madrid.3 Paolo V, che aveva sperato fermamente in un esito finale favorevole dell’affare, cominciò a temere che i suoi desideri di una più stretta unione tra la Francia e la Spagna avrebbero fallito contro la resistenza di Enrico IV, e che l’appoggio francese non avrebbe fatto se non rafforzare gli Olandesi nel rifiuto del libero esercizio della religione cattolica sul territorio dei Paesi Bassi Uniti chiesto dalla Spagna. Per calmare la diffidenza e il malcontento del papa e non perdere il suo favore, il re francese impiegò tutte quelle piccole arti in cui era maestro. Così il nunzio di Parigi fu sopraccaricato di attenzioni.4 Allo stesso scopo doveva servire l’invio del cardinale Gonzaga, duca di Nevers, quale inviato straordinario del re francese a Eoma. La cerimonia della prestazione di obbedienza da parte di Enrico IV, di cui egli fu incari- 1 Vedi Siri I 514 s. Con * Breve del 22 luglio 1608 Paolo V esprimeva al re di Francia la sua soddisfazione per l’invio di Brèves (Epist. IV 72, Archivio segreto pontificio). L’istruzione per Brèves in Notices et extraits de la Bibl. du Boi VII, 2 (Parigi 1804) 288 s. 2 Vedi Siri I 516 s.; Perrens 43, 64, 135, 142. 3 Cfr. Siri I 531 s.; Perrens 134, 147 s., 153, 163; Philippson III !88 s., 190 s., 193 s.; Hiltebrandt 332. 4 Vedi Philippson III 216 s. Pastor, Storia dei Papi, XII, 19