Le pitture di G. Reni nella cappella Borghese. 627 sione di Maria, la sua mano tagliata; e saut’Ildefonso riceve dalla Madre di Dio una pianeta in premio per la difesa fatta di lei. Nella lunetta di sinistra sopra il monumento di Paolo Y il geniale scolaro dei Caracci eternò la fiducia riposta nella protezione della Regina del cielo da due condottieri, l’imperatore Eraclio nella sua lotta contro i Persiani, e Narsete, il liberatore dell’Italia dai Goti. Il Reni decorò altresì il giro degli archi da ambedue i lati delle lunette con Padri della Chiesa e santi, e così pure nel garbo medesimo degli archi. Dal lato dell’epistola si vede lo Spirito Santo, da quello del vangelo il Padre Eterno, innanzi al quale intercedono i grandi fondatori d’Ordini religiosi Erancesco e Domenico, splendide figure piene di espressione.1 Quantunque non bene illuminati, pure gli affreschi di Guido Reni - giustamente esaltati in una poesia da Maffeo Barberini, il futuro Urbano Vili2 - formano il più bello e prezioso ornamento della Cappella Paolina, come dal suo fondatore fu denominato il nuovo tempietto, che, al pari della cappella di Sisto V, dà un’idea della grande magnificenza delle chiese nell’età della restaurazione cattolica. Paolo Y mostrò una vera intelligenza d’arte, allorché non volle lasciarsi sfuggire la collaborazione del Reni per la decorazione pittorica della sua cappella. L’irritabile maestro si era guastato - si racconta - con il tesoriere del papa; egli abbandonò il suo lavoro e si affrettò a tornare in Bologna sua patria, ove dipinse in S. Domenico la semicupola della cappella sepolcrale del fondatore dei Domenicani, e nel 1616 creò un’opera monumentale di profonda concezione religiosa nella grande Pietà, con i cinque Santi protettori di Bologna (Petronio, Domenico, Francesco di Assisi, Proculo e Carlo Borromeo). Ma Paolo V non ebbe riposo, fino a che non gli riuscì di riavere il pittore a Roma.3 Oltre i pittori nominati lavorarono in S. Maria Maggiore per incarico di Paolo V anche il Lanfranco 4 e Domenico Passignano. Il Passignano decorò la piccola sagrestia della Cappella Paolina e la grande sagrestia della basilica, rifabbricata dal papa - la più bella di tutte le sagrestie di Roma,5 - con affreschi rappresentanti la vita di Maria.6 1 Vedi Passeri 72 ss. Buona riproduzione del S. Francesco in MuSoz, Roma barocca 61. 2 Vedi Poemata Urbani Vili p. 194. 3 Vedi Malvasia, Vite II (1841) 14 s.; 0. Pollar, Künstlerbriefe, in Jahrbuch der preuss. Kunstsamml. XXXIV (1913) 43. 4 Vedi Bellori II 108. 5 Tale è detta già nel 1609 da G. V. Imperiale; vedi Atti della Società Ligure XXIX 67. 6 Vedi Bagliose 95, 332; Felli loc. cit. 89 ss.; Voss II 402 (con riproduzione). Cfr. Layagnino e Moscmxi, loc. cit. 97 s.