214 Paolo V. 1605 1621. Capitolo V. Il predicatore della corte granducale Lorini, domenicano, aveva rifiutato dapprima di esprimersi dal pulpito sul nuovo sistema terrestre;1 ma ora credette suo dovere di portar a conoscenza della Congregazione Romana dell’indice la lettera del Galilei al Castelli, senza tuttavia incriminare formalmente il Galilei.2 Lo scritto del Galilei venne quindi esaminato presso l’inquisizione Romana, ma nel complesso giudicato benevolmente.3 La lettera non offriva nessun elemento che costringesse ad una dichiarazione circa il nuovo sistema terrestre e il suo rapporto colla Sacra Scrittura. Sembrava così felicemente superato il pericolo suscitato da questo introdursi del Galilei nel campo della teologia; ma, oltre la lettera al Castelli, vi furono presto da prendere in esame anche altre manifestazioni dell’irrequieto scienziato. Egli dette in pascolo al pubblico « Considerazioni circa l’opinione copernicana » 4 composte in un linguaggio facilmente comprensibile, le quali dovevano spingere innanzi i teologi. In esse egli insisteva sul punto che anche Copernico non aveva affatto presentato il suo sistema terrestre solo come ipotesi ; proseguiva dando istruzioni sopra l’esegesi della Sacra Scrittura, sopra l’autorità dei Padri della Chiesa e l’interpretazione del Concilio di Trento, ed ammoniva i teologi a far sì che la Sacra Scrittura non facesse figura di menzognera, facendole dire ciò che forse più tardi sarebbe dimostrato erroneo dalla ricerca naturale.6 Inoltre egli aveva fatto stampare nel 1612 tre lettere sopra le macchie solari, in cui attribuiva a se stesso la loro prima scoperta e occasionalmente si pronunciava (li nuovo per il movimento della Terra e la stabilità del Sole.6 Caccini, che nel 1615 venne a Roma per dare colà notizia anticipata delle prediche dell’Avvento che avrebbe tenute in quell’anno, richiamò l’attenzione sul libro intorno alle macchie solari. Il Galilei, egli aggiunse, era in rapporto con gente di cattiva fama, special-mente col Sarpi di Venezia; uno scolaro dell’astronomo aulico fiorentino propugnava addirittura opinioni eretiche e si richiamava al libro sulle macchie solari.7 Così, dunque, l’ultimo scritto venne sottoposto ad un esame e le due proposizioni sulla stabilità del Sole e il movimento annuale e quotidiano della Terra furono presentate all’esame dei consultori dell’inquisizione.8 1 La sua lettera al Galilei presso Favaro XI 427. a Müller 138 s. 3 « A semitis tamen catliolicae loquutionis non deviat » (presso Favako XIX 305). 4 Favako V 349-371. 6 Müller 140 s. 6 Ivi 106-133. Cfr. A. Müller nelle Stimmen aus Maria-Laach, I-H (1897) 361. 7 Müller 141 s. 8 Ibid. 142.