Enrico IV e lo scritto polemico di Giacomo I. clenza Giacomo la poteva sperare da Venezia e dalla Francia. Difatti nella città delle Lagune il Doge principiò coll’accogliere il libro, ma su rimostranza dell’inquisizione venne emesso presto un decreto, che proibiva sul territorio della repubblica di stampare ed acquistare lo scritto di Giacomo I. L’inviato inglese credette di dover minacciare a questo proposito la sua partenza, ma mise così il suo signore in grandissimo imbarazzo; poiché, quando i Veneziani domandarono se a Londra si era d’accordo col procedimento del Wotton, il re non potè nè lasciare in asso il suo ambasciatore, nè rinunciare all’amicizia con Venezia. La faccenda venne appianata a fatica; il divieto del libro, che aveva occasionato il dissidio, rimase.1 Anche in Francia fu emessa una rigorosa ordinanza contro lo scritto del re, ciò che tuttavia non impedì che per gli sforzi di Giacomo il suo libro venisse tradotto segretamente e diffuso per la stampa. Enrico IV fece ugualmente proibire le due risposte del Bellarmino.2 Questo contegno del re di Francia si accorda colla posizione mediatrice da lui assunta fin da principio nella lite. Del gioco, che Giacomo I già come re di Scozia aveva condotto con la Santa Sede, egli non era informato affatto, o solo in maniera insufficiente. A suo parere il papa, per mancanza di conoscenza della situazione nel Nord, procedeva troppo aspramente verso Giacomo, con gran danno dei cattolici inglesi; come egli cercò di frenare lo zelo di Giacomo contro Roma, così sconsigliò la Curia dalla condanna del giuramento di fedeltà e non nascose, a condanna avvenuta, la sua disapprovazione.3 Egli potè sentirsi rafforzato nella sua opinione, allorché Paolo V rispose cortesemente a tali rimostranze, che alla prima occasione egli chiederebbe in anticipo su tali scritti il parere del re di Francia.4 Lo scritto polemico di Giacomo I fortificò ancor più Enrico nella sua maniera di vedere. Nonostante l’esortazione in contrario del nunzio Ubaldini, egli accettò il libro, e lo dette in esame ai cardinali Du Perron e La Rochefoucault ed ai gesuiti Coton e Fronton du Due; allorché questi ebbero dichiarato che Giacomo era di opinioni più moderate di altri protestanti, Enrico IV concepì la speranza che il teologo-re si lasciasse ricondurre alla Chiesa cattolica. Il nunzio dovette conferire di nuovo con i detti cardinali e gesuiti sui mezzi e le vie adatte a ciò. Anche il Du Perron pensava che i teologi romani fossero troppo aspri, e che si sarebbe dovuto incaricare un francese di rispondere allo scritto polemico di Giacomo. Il nunzio, che naturalmente non poteva affidarsi ai principi gallicani di molti 1 Servière 112 s.; Rein 126-134. Cervière 121; Prat, Coton III 148-154. 3 Servière 113 s. 4 Ivi 114, n. 1.