Paolo V e la contesa per la successione dello Julieh-Clèves. 297 non religiosa, tanto è vero che anche l’imperatore favoriva le aspirazioni del luterano Elettore di Sassonia; quel che Rodolfo II avrebbe potuto ottenere presso di questo per la tutela dei cattolici sul Basso Reno, egli era altrettanto capace di realizzarlo col Bran-deburgo e col Neuburg; di ciò dava in pegno al pontefice la sua parola di re. L’Ubaldini obbiettava a ciò che Enrico danneggiava, anche senza volerlo, la religione cattolica, in quanto il suo appoggio dava forza e occasione ai due principi protestanti non solo di procedere contro i principati ecclesiastici vicini, ma anche di opprimere i cattolici nei ducati. Come voleva il re impedir questo, quando pure l’esperienza aveva insegnato, che nessun principe protestante tollerava la religione cattolica nel suo territorio? Pertanto il papa non potrebbe fare a meno di approvare e lodare la lega cattolica che stava formandosi in Germania.1 Il gabinetto francese fece di.tutto per trattenere Paolo Y dal-l’appoggiare l’arciduca Leopoldo e dal partecipare alla Lega cattolica. Esso temeva assai un simile intervento del pontefice, poiché questi già nell’agosto del 1609, quando l’ambasciatore spagnuolo gli dipingeva con i colori più vivi le angustie dei cattolici austriaci, si era lasciato trascinare a dire ch’egli voleva aiutare con tutto il danaro che aveva, ove si adoperasse la spada contro gli eretici.2 Considerando però freddamente le cose, il papa dovette riconoscere che, vista la debolezza della parte cattolica in Germania, una guerra di religione sarebbe stato un rischio disperato, di cui l’eredità dello Jülich non valeva la pena.3 Alla fine di novembre Paolo Y protestava presso l’ambasciatore francese Brèves il suo zelo per una soluzione pacifica della questione dello Jülich. Brèves ribattè, contrastare a ciò le notizie che Sua Santità promovesse contro i principi in possesso del ducato una lega coll’imperatore, la Spagna, l'arciduca Alberto e i principi elettori cattolici, e che avesse promesso all’arciduca Leopoldo, designato quale capo di questa lega, mezzo milione di scudi. Paolo V rispose ch’egli non era così prodigo dei beni della Chiesa: nou c’era di vero, se non che i principi ecclesiastici tedeschi trattavano per una lega, la quale egli non poteva sconsigliare, ma a cui non contribuirebbe che colle sue preghiere.4 L’atteggiamento riservato di Paolo V venne tuttavia messo in questione, quando alla fine del 1609 un’ambasciata dei tre principi elettori ecclesiastici e un rappresentante di Mas- ‘Vedi la lettera di Ubaldini del 16 febbraio 1610, pubblicata da Hilte-brandt XVI, 2, 73 s. 2 Vedi la relazione di Castro del 9 agosto 1609 in Gindely, Rudolf II vol. II 53. Cfr. * Breve all’arcivescovo di Treviri del 30 agosto 1609 nelle Epist. V 95, Archivio segreto pontificio. 3 Vedi Hiltebrandt XV 347 s. * Vedi la relazione del Brèves in Briefen und Akten II 596.