470 Paolo V. 1605-1621. Capitolo IX. senza il consenso del papa e non esser perciò in grado di disporre della mano della propria figlia.1 Nel corso dell’anno Giacomo fece l’ultimo tentativo a fin di ottenere per suo figlio una principessa francese. Nonostante la magra nel tesoro dello stato, che spinse il re a far denaro colla concessione della dignità dei Pari, il suo negoziatore Lord Hay fece un ingresso estremamente sfarzoso in Parigi; la leggenda racconta, che ai cavalli erano stati appositamente messi ferri di argento con tale trascuranza, che per strada vennero necessariamente a cadere. Ma ciononostante le proposte e le condizioni inglesi, fra cui al primo posto era ancora l’assicurazione della dote, vennero respinte a Parigi, ed era finita così la speranza di un matrimonio francese.2 Per le trattative colla Spagna, riprese poche settimane dopo il ritorno del Digby, c’era da risolvere innanzi tutto una questione preliminare. Giacomo fece domandare a Madrid, se il papa non avrebbe per principio negato a 'priori il suo consenso al matrimonio, nonostante concessioni ragionevoli. Filippo III rispose, che sarebbe un’offesa per il papa, se lo si interrogasse circa il suo consenso a condizioni che non gli fossero mai state sottoposte.3 Tuttavia il re di Spagna fece assumere per mezzo del cardinale Borgia informazioni presso Paolo Y, che allora si trovava per l’appunto in Frascati. Dopo un indugio assai lungo si ebbe per risposta nell’ottobre 1616, che il papa acconsentirebbe al matrimonio soltanto se il principe ereditario divenisse cattolico e i cattolici inglesi ottenessero libertà religiosa.4 In conformità di tale decisione gli Spagnuoli s’industriarono ora ad ottenere un trattato matrimoniale che potesse soddisfare il pontefice. A quale religione volesse aderire il principe ereditario, era cosa che solo egli stesso poteva decidere; questo punto, quindi, venne solo sfiorato nelle trattative fra il Digby e il regio confessore Luigi de Aliaga; ma tanto più pressanti furono gli Spagnuoli sul punto, che i rampolli reali dovessero rimanere fino agli anni della maturità della ragione sotto la guida della madre. Per i cattolici inglesi il Digby era disposto a prometter tolleranza, ma solo tacita. Egli invece rinnovò costantemente la richiesta, che Filippo III versasse fin d’ora un anticipo di mezzo milione di ducati per la dote, al che però gli Spagnuoli non consentirono.5 Nel 1618 il negoziatore inglese tornò in Inghilterra, ed allora s’iniziarono anche là, in seno al Consiglio segreto del re, lunghe 1 Gakdiner II 390. a Ibid. 391-396. 8 Ivi 391. 4 Gindely loc. cit. 488. 6Ibid. 490.