300 Paolo V. 1605-1621. Capitolo VII. ricolo della cristianità per parte dei Turchi e un incremento del protestantesimo. Tutti i suoi nunzi, egli dichiarava, avevano l’incarico di agire in favore della pace presso l’imperatore, il re di Spagna e l’arciduca Alberto. Enrico avrebbe dovuto attendere il risultato di questi sforzi. Il Brèves replicava che il suo re non poteva abbandonare nello Jillich i veri eredi, nè tollerare che il Condé si proclamasse sotto la protezione degli Spagnuoli il legittimo erede della Corona. Qui occorreva che intervenisse il pontefice e conducesse gli Spagnuoli alla ragione, ma ciò doveva accader subito, perchè Enrico non procrastinerebbe la guerra e non lascierebbe punto ai suoi avversari il tempo di armare.1 Il 24 aprile 1610 Paolo Y discusse a fondo con i cardinali Lanfranco, Borghese, Millini e Barberini la situazione e le misure da prendere. Si decise d’inviare due nunzi straordinari ai re di Erancia e di Spagna, i quali dovevano dissuadere da un’apertura delle ostilità, affinchè il papa avesse tempo a una mediazione benevola. Il giorno dopo si presentò questa decisione al concistoro dei cardinali. Brèves aveva dato istruzione al cardinale della Roche-foucauld di sconsigliare l’invio di un nunzio in Francia: si sarebbe dovuto inviarlo solo alla Spagna, come parte aggreditrice, affinchè essa riparasse i suoi errori. Le stesse rimostranze Brèves sollevò dopo il concistoro, nella maniera più pressante, di fronte al papa in persona. Per lo meno questi avrebbe dovuto spedire il nunzio destinato alla Spagna due settimane prima di quello francese, affinchè questi al suo arrivo trovasse già la decisione spagnuola. Paolo Y ribattè, che, pur non avendo promesse precise del gabinetto di Madrid, egli era tuttavia sicuro di ottenere da quella parte concessioni in favore della pace. Particolarmente egli si riprometteva la consegna del Condé. Brèves richiedeva inoltre che l’arciduca Leopoldo sgombrasse lo Julich, che la contesa per l’eredità fosse sottoposta ad arbitrato e che si negoziasse per il rimborso delle spese per armamento incontrate dal suo re.2 Mentre il papa, coll’invio in Francia dell’arcivescovo di Nazaret., Domenico Rivarola, e dell’arcivescovo di Chieti, Ulpiano Yolpi, in Spagna,3 si accingeva ad appianare amichevolmente la contesa facentesi sempre più minacciosa per le due principali potenze cattoliche, Ubaldini lavorava a Parigi allo stesso scopo. Da parte di Enrico egli intendeva sempre le stesse affermazioni: 1 Vedi Briefe nnd Akien III 525, 528. 2 Vedi ivi 528. 3 Vedi Siri, Memorie II 228 s., ove è pubblicata l’istruzione per il Rivarola. Cfr. Kybat. loc. cit. 263 s. Il * Breve riguardante l’invio del Rivarola al card. Joyeuse in data 29 aprile 1610 (Epist. V 386, Archivio segreto pontificio). Quanto altamente U. Volpi fosse apprezzato dal papa, è testimoniato dalla lettera di A. Politi (Lettere, Venezia 1624, 305).