Paolo V. 1605-1621. Capitolo IX. condo l’ordine del suo Generale, non volle saperlo, poiché anche la consapevolezza in simili affari era cosa estremamente pericolosa. Secondo la legge inglese egli avrebbe dovuto denunziare il Catesby già in base a quel che sapeva fin allora indeterminatamente; ma il Garnet volle dapprima adoperare mezzi più miti, nel che egli ebbe l’occhio a un espresso divieto del papa contro ogni sollevazione. Discorrendo con Lord Monteagle, Catesby e Francesco Tresham che di questo condivideva le idee, ottenne da tutti tre la confessione che una insurrezione armata non aveva nessuna prospettiva di riuscita, e di qui passò ad osservare: vedersi cosi quanto a torto alcuni attribuissero ai Gesuiti la colpa per il fatto che i cattolici non si facessero ragione da sè; non rimanere in conclusione altro a scegliere, nelle circostanze attuali, che una tranquilla rassegnazione; in questo senso egli riferirebbe al papa per mezzo del suo Generale.1 Prima ancora che il Garnet eseguisse questo proposito, giunse per mezzo di Aquaviva a lui ed al Blackwell una ingiunzione pontificia d’impedire con tutti i mezzi possibili una insurrezione dei cattolici. Egli non tardò ad abboccarsi novamente col Catesby, e a comunicargli la lettera papale. Se il papa sapesse di che si tratta, non mi ostacolerebbe, rispose il Catesby. Di contro a ciò il Garnet fece valere l’espresso divieto papale. Al che il Catesby replicò di non essere obbligato ad accettare il Garnet come interprete dei comandi papali. Egli dovrebbe pertanto, incalzò il Garnet, portare i suoi piani a conoscenza del papa stesso. Ma di ciò il Catesby non volle sapere per il pericolo che la cosa si venisse a scoprire; tuttavia promise alla fine, che non avrebbe incominciato nessuna azione, sino a che il papa fosse informato di tutto per mezzo di un messo; per tale ufficio il Garnet propo^' un tal Bainham, che senz’altro era deciso a recarsi in Fiandra.2 Il Garnet poteva credere ormai di aver partita vinta, poiché fino alla decisione papale nulla sarebbe accaduto; e quale essa sarebbe stata, tornava facile prevedere. Tuttavia egli tratteggia il 24 luglio 1605 la situazione al suo Generale con molto foschi colori.3 Un sollevamento generale di tutti i cattolici, egli dice, i Gesuiti sarebbero capaci d’impedirlo; essi posseggono ancora abbastanza influenza per ciò. Ma ove scoppiasse una rivolta in una provincia isolata o alcune teste calde ricorressero alla violenza, potrebbe accadere che a mano a mano tutti i cattolici fossero attratti nel vortice. Un divieto papale tenuto semplicemente sull»' generali non eserciterebbe influenza su tutti i cattolici; occorre- 1 Gardiner loc. cit. 511 s. a Ivi 512 s. 3 Foley IV 61. Cfr. la confessione del Garnet dell’8 marzo 1606, 1"' • cit. 514.