Quadri da altare del Rubens. 397 diritto di avere per quadri di chiese: manca ad esse un’alta ispirazione.1 Anche nelle numerose rappresentazioni fatte dal Eubens del Giudizio universale, la concezione e l’intonazione religiosa rimangono assai in ombra. Rivaleggiando con Michelangelo, egli concepisce il soggetto puramente come un giudizio penale. Egli si sente proprio nel suo elemento quando può rappresentare la vendetta divina spaventevole ed orrenda al possibile: nella sua «Caduta all’inferno »,2 tecnicamente eminente, i reietti per l’eternità, presi come in un turbine, vengono gettati giù nella tenebrosa fornace dell’abisso, capitombolanti, ululanti, cercanti invano una sosta. Il soggetto è trattato con meno violenza, più ordinatamente ed accademicamente nel cosidetto Grande Giudizio universale,3 ordinato nel 1615 da un ammiratore tedesco del maestro, il conte palatino di Neuburg, Yolfango Guglielmo.4 Anche qui un movimento in massa di corpi nudi: a sinistra i corpi pesanti salgono in vortice verso il cielo, a destra piombano in un gomitolo intricato giù nell’inferno, ove il demonio trascina due donne verso l’abisso. Come in tutte le rappresentazioni del Giudizio universale del Rubens, anche qui i corpi non vestiti di uomini e donne, illuminati da una luce cruda, massicci, si presentano per buona parte in primo piano in maniera non conveniente. L’impressione, nel quadro gigantesco per il conte palatino di Neuburg, è particolarmente spiacevole, perchè le figure sono rappresentate in grandezza più che naturale. Quanto fossero diverse le vedute d’allora da quelle d’oggi circa i limiti del moralmente ripugnante, lo si vede dal fatto che questo quadro fu destinato all’altar maggiore della chiesa dei Gesuiti in Neuburg sul Danubio, ove solo nel 1653 fu sostituito da un altro dipinto perchè « poco adatto a una casa di Dio »,5 per V 1 Vedi Kuhn III 2, 903 s. e Keppler in Eist.-polit. Blättern XCV 291 s. Anche J. Burckhardt, nel resto un ammiratore quasi incondizionato del maestro, dice (Erinnerungen aus Hubens 192): « Il Rubens appare nella « Madonna » sempre insufficiente - non nel suo stile, dato che sia accettato come buono, ma in relazione ai presupposti spirituali e alla grande arte in genere ». Del resto già lo Schnaase (Niederländische Briefe, Stoccarda 1834, 363) ha accennato al fatto che le forme che a noi appaiono meno devote non sono dovute a una mancanza di sentimento religioso, ma ad un diverso indirizzo del gusto e del senso formale. 2 Riproduzione in Rosenberg Nr. 87. 3 Riproduzione ivi Nr. 107. 4 II Kreitmaier (nel Repert. für Kunstwissenschaft XL [1917] 247 s.) mostra, che il quadro è del 1616 o al più tardi della prima metà del 1617, non del principio del 1618, come riteneva L. Burchard (Kunstchronik N. S. XXIII 259). 5 Vedi Braun, Kirchenbauten der deutschen Jesuiten II 187, n. 1. Cfr. Reperì, für Kunstwissenschaft XL 249 s. In Dresda si trova uno schizzo autografo, con molti particolari diversi.