L’udienza del Millini presso Rodolfo II. 531 era possibile per comprenderlo. Rodolfo spiegò, che negli ultimi tempi egli si era deciso ad occuparsi sul serio della tante volte discussa elezione del re dei Romani, allorché erano intervenuti gli ultimi avvenimenti; del resto la decisione vera e propria esser nelle mani dei Principi elettori; avrebbe ancora fatto sapere al legato le sue ulteriori determinazioni. Il Millini replicò, che un grande sovrano doveva pure badar più al bene della religione, dello Stato e della dinastia propria che alle sue querele personali; e ciò tanto più in quanto propriamente tutto dipendeva dalle decisioni stesse dell’imperatore, giacché gli era pur facile far inclinare i Principi elettori ai suoi desideri. A queste dichiarazioni Rodolfo non replicò altro, e pose fine all’udienza. Nella relazioni* inviata dal Millini il 14 luglio 1608 a Roma su questo colloquio, egli narra ancora, che Rodolfo II aveva detto al suo segretario intimo Barvizio,1 che il cardinale aveva pienamente ragione ad ammonire l’imperatore di considerar solo il bene della cristianità, ma il rancore ch’egli sentiva verso suo fratello essere ancora troppo grande. In seguito il Millini si sforzò invano di indurre l’imperatore, per mezzo dei suoi consiglieri, a una decisione riguardo l’elezione del re dei Romani: l’imperatore fu più che mai inaccessibile. Che, nello stato presente delle cose, solo a Mattia potesse toccare la successione imperiale, era per il Millini altrettanto indubitato, quanto che l’imperatore non avrebbe mai offerto a tal fine la mano da se stesso, anche se avesse dovuto temere il sommo, la propria deposizione; d’altra parte esser troppo pericoloso il conferire a questo timore un più alto grado di certezza.2 Contemporaneamente il Millini si era adoperato con grande zelo presso i consiglieri imperiali e presso altre persone, affinchè nella Dieta imminente non venisse concessa agli Stati boemi nessuna libertà religiosa.3 Mentre egli si dava cosi attorno, fu spaventato dalla notizia, che gli Slesiani avanzavano la stessa richiesta, e minacciavano di ribellarsi a Mattia. Il Millini pertanto inviò all’imperatore una controrimostranza scritta, che, com’egli seppe, trattenne all’ultimo momento Rodolfo II da una simile concessione.4 1 II nunzio A. Caetani caratterizza in una * relazione al card. Borghese del 14 luglio 1608 (Borghese II 163, p. 14, Archivio segreto pon-tificio) il Barvizio come « ministro timido e pieno d’infiniti rispetti ». in proposito Meyer, Nuntiaturberichte lxx s. 2 Vedi la relazione del Millini del 14 luglio 1608, tradotta in Gikdely I 253. 8 Vedi la relazione citata, ibid. 4 Vedi le relazioni del Millini del 18 e 21 luglio 1608, in Pieper 276 nota 1.