Inviati armeni a Paolo V. 271 nari nell’impero persiano entrarono in relazione col patriarca della Grande Armenia, Melchisedech, e lo indussero ad un avvicinamento colla Santa Sede.1 Nel 1610 il patriarca destinò per inviato a Eoma Zaccaria Vartabied. Questi recò al papa una lettera scritta in lingua armena, per la cui traduzione fu impiegato il rettore di S. Maria Egiziaca, chiesa nazionale armena a Eoma. In questa lettera erano rigettati con parole enfatiche, quali le amano gli Orientali, gli errori di Eutiche e di Nestorio, il primato del vescovo di Eoma era esaltato come il sole nella Chiesa, e si esprimeva il desiderio di una riunione con Eoma.2 Nella sua risposta del 28 aprile 1612 Paolo V, nonostante tutta la sua gioia per il passo del patriarca, non tenne celato che, per poter addivenire a una riunione effettiva, occorreva che fossero abbandonati due punti dividenti e fin qui mantenuti dagli Armeni. Era risultato, cioè, che gli Armeni nella Messa non mettevano punto acqua nel vino, e che al canto di lodi della Santissima Trinità, il Tri-sagium in senso stretto, aggiungevano le parole « crocifisso per noi ». Il papa rilevava altresì, come in Armenia, dopo il primo concilio, non fossero conosciuti gli altri tre, ed inviava pertanto uno scritto composto in proposito da Clemente Vili. Egli richiedeva esplicitamente il riconoscimento del Concilio di Calcedonia e l’eliminazione dell’aggiunta eretica al Trisagium. Per contraccambio del bel dono portato da Zaccaria Vartabied, Paolo V mandò al patriarca una croce d’oro con una particella della S. Croce, e dei paramenti ecclesiastici. Inoltre egli raccomandò i cristiani armeni allo Sciah di Persia.3 Zaccaria Vartabied si recò nel 1613 da Eoma a Costantinopoli, e inviò di là la lettera del papa al patriarca Melchisedech.4 Poiché dopo due anni non era giunta ancora risposta, Paolo V espose particolareggiatamente al patriarca, in una lettera del 28 maggio 1615, i motivi teologici che lo costringevano ad insistere sull’abolizione delle due peculiarità ricordate.® Contemporaneamente egli diresse a Vartabied una lettera di lode per i suoi sforzi a favore della riunione del patriarcato armeno.6 Se- 1 Cfr. Bzovius, Vita Pauli V c. 25. 2 Vedi ivi c. 27, ove è data per intero in traduzione latina la lettera di Melchisedech del 15 maggio 1610. 3 Vedi * Epist. Pauli V VII 361 nell’^trm. 45 dell’A rclivio segreto pontificio. I doni per l’inviato di Armenia sono ricordati anche dall’* Avviso del 7 gennaio 1612, Biblioteca Vaticana. 4 Ciò risulta dal * Breve a Zaccaria Vartabied del 20 ottobre 1613, in fui Paolo V accenna ancora una volta alla necessità di una « correctio duorum errorum ». Epist. IX 123, Archivio segreto pontificio. s Vedi * Epist. X 352, ivi. 6 * Breve « Zachariae praelato Armenorum Perae Constantin. commo-ranti: affectum esse ingenti laetitia ex his, quae significavi de eius progressu