18 Leone XI. 1605. Capitolo I. per lo più il cardinale di Firenze. Anche da porporato rimase in stretta relazione con Filippo Neri. Il fatto, che il Medici non condivideva affatto la venerazione di Filippo Neri per Savonarola,1 basata su insufficienti cognizioni di questi, non fece nessun danno alla loro amicizia. Spesso il cardinale accorreva alla cella del fondatore degli Oratoriani, la quale dicesi che égli chiamasse il suo paradiso.2 Durante il pontificato di Clemente Vili, così ricco di successi, furono Medici e Neri completamente d’accordo nel loro giudizio sulla situazione francese. Ambedue hanno avuto una grande influenza3 sulla decisione favorevole a Enrico IV. Il dolore di Medici fu profondo, allorquando il 25 maggio 1595, la morte gli rapì il paterno amico; la sua più dolce consolazione in questa dura perdita, fu di dimostrargli ancora allora tutto l’affetto e tutta la venerazione che era in suo potere. Avendo saputo che gli Oratoriani, per umiltà e povertà, avevano sepolto la salma del loro amato padre in una tomba comune, d’accordo con Federico Borromeo gli fece preparare un sepolcro speciale; quando la salma del Santo, quattro anni più tardi, fu rinvenuta completamente intatta, gli pose colle sue proprie mani un diadema sul capo, fatto a spese sue di oro e di pietre preziose, e tolse un anello prezioso dal suo dito per metterlo nella mano del caro defunto.4 Quando papa Clemente VIII affidò nel 1596 ad Alessandro de’ Medici l’importante legazione di Francia, D’Ossat ne fece la seguente descrizione: « Il cardinale ora sessantenne passa per un uomo eccellente, prudente, moderato e franco, senza finzioni. Il papa lo ama e lo stima. Egli era sempre propenso per l’assoluzione del nostro re. Soggetto solo alla Santa Sede, è pure in relazioni intime col granduca di Toscana, suo congiunto, di cui egli era stato per molti anni ambasciatore a Boma, e al quale egli deve in parte la sua ammissione nel Sacro Collegio.5 Il cardinal Medici si trattenne due anni interi in Francia. Quando nell’autunno 1598 ritornò a Boma,6 egli si era acquistato completamente l’amicizia di Enrico IV. Benché per le sue simpatie verso la Francia egli fosse assai malvisto dagli Spagnuoli, tuttavia fin d’allora fu considerato come un serio candidato per la tiara. In una relazione dell’anno 1600 è detto che la probabilità della sua ele- 1 Vedi intorno a ciò Guasti, L'Officio proprio per Fra O. Savonarola e lì suoi compagni scritto nel sec. xvi con un proemio, Prato 1863. 2 Vedi Capecelatro loc. cit. 3 Vedi la presente opera, voi. XI 106. 4 Vedi Capecelatro II3 376 s. 5 Letires d’Ossat I 239. Cfr. anche l’elogio di Clemente Vili nel Breve diretto allora a Enrico IV. Arm. 44, t. 40, p. 164b, Archivio segreto pontificio. - 6 Cfr. la presente opera, voi. XI 104 s., 118 s., 125.