456 Paolo V. 1605-1621. Capitolo IX. Giacomo giudicati per quello che erano veramente: una pura farsa.1 Giacomo si guardò dal menzionare nelle sue repliche all > scritto del Bellarmino la sua lettera al papa; in quanto alle dui' lettere ai cardinali Aldobrandini e Bellarmino, egli non ha mai tentato di negarle. Quanto Giacomo I affermava così spesso nei suoi scritti contro il Bellarmino ed altrove, che il giuramento di fedeltà esigeva soltanto obbedienza nei riguardi civili, tornava pur sempre a trovar credenza presso taluni cattolici, i quali pertanto prestavano pure in tal senso il richiesto giuramento.2 I membri cattolici della Camera Alta, che erano tuttora più di venti, vi si acconciarono tutti con una sola eccezione: Lord Teynham si sottrasse alla costrizione di coscienza mediante l’espediente di sedere per tutta la durata di ogni sessione un giorno solo al suo posto nella Camera Alta.3 In quanto il giuramento veniva inteso non alla lettera, ma solo come giuramento di fedeltà civile, esso non significava ancora nell’intenzione di chi giurava nessun rinnegamento di principi cattolici; ma con tutto ciò il giuramento di fedeltà fu e rimase un duro colpo per i resti dell’antica Chiesa. Il nunzio Ben-tivoglio scrive nel 1613, che il governo l’aveva disposto a un doppio scopo: esso doveva formare un nuovo appiglio per una persecuzione più aspra dei cattolici, e un nuovo cuneo per rompere l’accordo degli ecclesiastici cattolici. Sotto ambedue i riguardi, secondo il Bentivoglio, i nemici della Chiesa avevano conseguito successi. Molti cattolici erano stati puniti per rifiuto del giuramento con prigionia e perdita di beni, e non pochi soggiacevano tuttora quotidianamente alle stesse pene. Riguardo agli ecclesiastici, alcuni preti e religiosi eransi infatti lasciati indurre ad ammettere il giuramento, si erano quindi sempre più allontanati dalla retta via ed avevano affermato ch’esso non contrastava alla fede cattolica. Tuttavia quelli così arrendevoli verso il governo erano stati pur sempre assai pochi, e questi pochi appartenevano ai meno zelanti ed ai meno stimati. Tutto il resto del clero si era mostrato oppositore del giuramento e rimaneva fermo in ciò, 1 II Meyer (loc. cit. 280) giudica, die il documento da lui (p. 301 s.) pubblicato per primo provi: « 1° che il re Giacomo ha mentito, negando di esser l’autore della sua lettera al papa; 2° che egli ha suscitato a bella posta le speranze nella sua conversione ». Il Gardiner (II 31-34) crede all’innocenza di Giacomo; il Lingard (IX 397) aveva sufficientemente esposto l’intrinseca inverosimiglianza di tutta l’invenzione. 2 Qu’aulcuns prestent soubs l’interprétation que le roy leur donne de ce qu’il ne contient rien de ce qui touche le spirituel, quoyque les mots portent visiblement le temporel meslé avecq le spirituel qui tient plusieurs en grande angustie ». Cosi il segretario dell’inviato fiammingo nel 1611, presso Wiixaì’RT nella Iiev. d'hist. ecclés. VI (1905) 576. 3 Lingakd IX 80.