L’opera di Giacomo Fugger a Costanza: difficoltà a Salisburgo. 577 favorì i Gesuiti in tutto quel che potè. Porse ancora più. stretti furono i suoi rapporti con i Cappuccini, nella cui chiesa a Costanza egli scelse il suo ultimo luogo di riposo. Il numero dei conventi di Cappuccini nelle diverse parti del suo vescovato salì durante il suo governo a ventuno. Gesuiti e Cappuccini si segnalarono specialmente nel 1611, Panno della peste, dedicandosi col più grande spirito di sacrifìcio, giorno e notte, alla cura materiale e spirituale dei malati.1 Sorprende il fatto, che un vescovo zelante nelle cose ecclesiastiche come il Pugger facesse resistenza al dovere di render conto personalmente a Roma. Il nunzio di Svizzera Ladislao d’A-quino sospettava, che ciò dipendesse da antipatia nazionale verso gli Italiani. Può essere esatto, ma un motivo non meno forte erano le grosse spese di un viaggio simile ed i pericoli che una piuttosto lunga assenza, in tempi così inquieti, portava con sè per il vescovato. Il Pugger, del resto, inviò ¡ripetutamente dei rappresentanti per la relazione a Roma, ove quindi non si biasimò neppure la sua condotta.2 La Curia fu posta in grave imbarazzo, allorché le contese antiche del passionale arcivescovo di Salisburgo, Wolf Dietrich von Raitenau, con Massimiliano di Baviera si acuirono talmente, che il duca nell’autunno 1611 si impadronì del suo avversario con la forza.3 L’eccitazione prodotta a Roma dal procedimento di Massimiliano fu da principio assai grande. Paolo V costituì una speciale congregazione di cardinali per indagare sul caso. I cardinali più anziani stavano per misure severe contro il duca di Baviera, il quale, però, trovò nella persona del Cardinal Millini un caldo difensore.4 Su proposta sua venne inviato per indagare sulla faccenda, intorno alla quale da principio erano giunte relazioni assai partigiane, Antonio Diaz come nunzio straordinario a Salisburgo. Questi ottenne da Massimiliano la consegna dell’arcivescovo prigioniero, ma lo trattò il più aspramente possibile, lo costrinse il 7 marzo 1612 a rassegnare la carica e lo fece quindi ricondurre nella sua prigione. In questa il Raitenau compose una esposizione particolareggiata del duro trattamento usatogli, nella quale dichiarava calunnie le accuse sollevate dai suoi avversari, ad eccezione della sua relazione illecita con Salome Alt, si lamentava amaramente del Diaz e domandava una nuova inchiesta per 1 Vedi Holl 98 s„ 112. 2 Vedi Holl 126 s. Cfr. Schmidlin 387 s. 3 Cfr. per quanto segue il lavoro documentario di F. Martin: Des Erzbischofs Wolf Dietrich letzte Lebensjahre, nelle Mitteil, der Oesellsch. f. Salzburger Landeskunde L (1910) 157 ss. Vedi anche la monografia del Martin su Wolf Dietrich von Raitenau, Vienna 1925. 4 Cfr. Memmoli, Vita del card. Millino, Roma 1644, 28 s. Pastob, Storia dei Papi. XII. 37