377 vorito in Ungheria a chiedere a Re Engisto la mano di Eumelia sua figlia. Convien dire che questo Engisto fosse di buona pasta assai, poiché non solo gliela concedette, ma a dirittura, senza troppe ceremonie o cautele la consegna, o piuttosto la dà in balia all’inviato di Pipino; il che porse agio a costui, il qual era un’ aniina perduta, di levarla per viaggio dal mondo, e di sostituirle Alisia sua figlia, ch’egli aveva spacciata prima accortamente per morta. Comunque il fatto accadesse. Pipino senza guardar troppo per la sottile, piglia la sposa come viene, dalle mani di Randulfo, si fanno le nozze grandi, e da questa unione felice nascono già due figli e si fan grandicelli, senza che mai a quel buon padre di Eumelia cada neppur in pensiero di chiederle, o di darle, sue nuove. Intanto per una sequenza di strani prodigii Eumelia campata di morte dalla pietà del sicario, è raccolta per le foreste da Plicomero aio del principe. Un solo detto di lei avrebbe potuto facilmente ricondurla fra le braccia paterne, nulladimeno, qual ne fosse la secreta cagione,ella non si dà a conoscere al suo protettore se non se per una infelice, nasconde il vero esser suo, ed é contenta di vivere povera, oscura, alle spalle del buon uomo, quando era così dappresso a due troni. Ma un nuovo prodigio conduce al castello di Ricomero