Giudizi su la facciata del Maderno. 617 lità.1 Rimane, per verità, a deplorare, che, in seguito all’aggiunta del braccio longitudinale, la cupola non sia completamente visibile dal di fuori che in assai grande lontananza,2 e che nell’interno tutta la maestà della costruzione non si riveli subito all’ingresso. Il Maderno, però, fece tutto quanto potè per rimediare a questi difetti inevitabili, introducendo nella grande costruzione un giuoco di alternative, ma insieme anche di movimento. Colla perforazione, in sè non felice, della volta a botte con grandi lucernari egli ha ottenuto una illuminazione efficacissima per l’impressione dell’interno: in conformità al principio seguito al Gesù, la parte anteriore della navata mediana leggermente rischiarata è seguita da una parte oscura, che forma un contrasto nettissimo colla pienezza di luce irraggiante a torrenti dalla cupola nello spazio principale e raddoppiante l’effetto del capolavoro di Michelangelo. Nell’apprezzamento della facciata, la più biasimata e in gran parte a ragione (larga 115 metri, alta 46, ornata di otto splendide colonne, di quattro pilastri, di sei semipilastri di ordine corinzio, e, sopra, di una balaustra), occorre tener presenti i campanili progettati per le costruzioni d’angolo, la cui mancanza fa apparire l’attico assai più pesante e accresce il contrasto fra la divisione in due piani con un mezzo piano intermedio e le masse colossali. Ma qui Maderno si trovava in uno stato di costrizione, perchè si esigeva sopra l’atrio una loggia per la benedizione, di cui Michelangelo non si era curato.3 1 Vedi specialmente il Gurlitt, Barockstil 333 s.; M. G. Zimmermann, Kunstgesch. des Barock. Rokoko und der Neuzeit, Bielefeld 1903, 24 s.; Mu&oz, Roma barocca 64 ss.; Id. C. Maderno, Roma [s. a.], 10 ss. « II Maderno, giudica il Brinckmann (Die Baukunst des 17. und. 18. Jharhudertsl, Berlino [s.a.], 51), risolse il problema spaziale non solo tanto bene quanto egli poteva, ma tanto bene quanto poteva esser risolto in generale ». Cfr. anche Riegi., Barockkunst 136 s. 2 Ciò fu rimproverato al Maderno già dal card. Barberini; vedi la lettera del Maderno del 10 agosto 1613 in Pollar, Kiinstlerbrieje 28 e inoltre Herrera nella sua * vita (li Urbano Vili (vedi sopra p. 611 n. 2), il quale riferisce: « Stando il cardinale in Bologna, Carlo Maderno gli mandò la stampa grande del disegno di S. Pietro, dove sopra la facciata si fa veder tutta la cuppola grande. Gli rispose che quel disegno era falsissimo, perchè da nessuna parte del piano, diceva, si può vedere tanta cuppola quanta in esso si vuole, nè anche da luoghi alti come da Montecavallo, e che egli per questo era falsario publicando un disegno falso ». Barb. 4901, p. 49 b, Biblioteca Vaticana. 3 Vedi Bergner, Barockes Rom 47. Per il giudizio sulla facciata vedi anche Brinckmann loc. cit. I 65, Rose, Spätbarock 88 e Riegl, Barockkunst 138 s., il quale rileva che il problema posto qui al Maderno era il maggiore e il più difficile che l’architettura ecclesiastica moderna abbia avuto mai da sciogliere. Il WÖLFFLIN, dopo avere addotto tutte le mancanze della facciata, dice che tuttavia il Maderno « ha salvato il meglio dell’idea costruttiva michelangiolesca, cioè la grandiosità ». Pressamente, dunque, tutto quello che,