Rinnovazione dell’obbligo di risiedere ai vescovi. 161 chiedeva che lo si aiutasse pregando fervorosamente.1 Allo stesso scopo egli indisse il 28 giugno 1605 un giubileo generale.* Una delle prime misure di Paolo Y nell’amministrazione interna della Chiesa fu la ingiunzione rinnovata, con ordinanza del 19 ottobre 1605, dell’obbligo di residenza imposto agli ecclesiastici dal Concilio tridentino, per il quale sull’ultimo si era adoperato anche Clemente Vili. Nessuno che avesse un benefìcio doveva esserne escluso.3 In un concistoro del 7 novembre 1605, il papa dichiarò di aver comandato al suo vicario in Eoma, cardinale Parafili, di sollecitare tutti i vescovi che si trovassero in Curia a ritornare nelle loro diocesi; dovevano obbligarsi a ciò anche i cardinali titolari di vescovati. Di dispense non era affatto da parlare; chi non osservi la residenza, dovrà rinunciare al suo vescovato; ove, ciononostante, percepisse gl’introiti della sua carica, commetterebbe un peccato mortale.4 Si credeva in Eoma che fosse stato il cardinale Bellarmino a decidere il papa ad un tale procedimento.5 Il cardinale Aldobrandini, che nel novembre 1605 voleva procurare ad un vescovo la dispensa dall’obbligo di residenza, non ottenne nulla. Al tempo stesso fu notificato a tutti i vescovi presenti ancora in Eoma senza permesso che non si arrischiassero a comparire nella cappella papale.6 Alla fine del novembre 1605 il cardinale Valenti partì per il suo vescovato di Faenza, a Natale anche il cardinale Sannesi si recò nel suo vescovato d’Orvieto.7 Altri cardinali rinunciarono ai loro vescovati, o si prepararono a recarvisi appena fosse passata la fredda stagione. Solo chi avesse una legazione nello Stato ecclesiastico fu ritenuto dal papa per esente dall’obbligo di residenza.8 Nonostante ogni rimostranza, ciò rimase fermo.9 Il rigido cardinale Bellarmino avrebbe voluto che il papa andasse anche più. oltre, astenendosi senz’altro dal conferire vescovati ai cardinali, poiché essi potevano osservare la residenza solo con difficoltà, l’aolo Y mostrò, nella sua risposta, che ciò non sarebbe stato in accordo collo spirito delle prescrizioni tridentine; riguardo alle 1 Cfr. la * lettera a Giov. Valentino, patriarca di Antiochia, in data 1605 settembre 30, Epist. I, 226, Arni. 45, ed altri * Brevi che ivi si ritrovano, Archivio segreto pontificio. 2 Bull. XI 197 s. 8 Vedi * Avviso del 19 ottobre 1605, Biblioteca Vaticana. 4 Cfr. * Acta consist. al 7 novembre 1605, ibid. 6 * Avvisi del 16 e 26 novembre 1605, ibid. 6 * Avviso del 26 novembre 1605, ibid. 7 * Avvisi del 26 novembre e 21 dicembre 1605, ibid. 8 Vedi la relazione degli inviati veneziani per l’obbedienza presso Barozzi— Uerchet, Italia I 60. » a * lettera di Du Perron del 17 maggio 1606, Ambassades 476, e gli Avvisi dell’H ottobre 1606 e 2 giugno 1607, Biblioteca Vaticana. Pastor, Storia dei Papi, XII. 11