568 Paolo V. 1605-1621. Capitolo XI. significò per il protestantesimo dell’impero una perdita di terreno tanto più importante, in quanto venne a cacciare un cuneo nel-l’Unione ed impedì il passaggio completo dei ducati basso-renani al possesso dei protestanti.1 Il tentativo dei protestanti di procurare la fine dell’antica Chiesa sul Reno inferiore era fallito. Non minore importanza per la Germania nord-occidentale ebbe il fatto che, dopo la morte dell’Elettore di Colonia Ernesto (17 febbraio 1612), suo nepote, il rigorosamente cattolico Ferdinando di Baviera, gli successe nel marzo a Colonia, in aprile a Münster. All’accortezza ed energia di quest’uomo fu dovuto nel vescovato di Münster il compimento della restaurazione dell’unità religiosa avviato dal suo predecessore. Là dove il protestantesimo era penetrato più profondamente, non mancarono, com’è naturale, resistenze ostinate. In molti luoghi, però, ove la maggioranza era piuttosto ignorante che eterodossa, intere parrocchie poterono essere ricondotte senza difficoltà alla Chiesa. Per la mancanza di ecclesiastici operosi ed illibati, costò gran fatica il ristabilimento religioso interno, intrapreso contemporaneamente coll’esterno. Ferdinando si servì in esso, oltreché del suo avveduto vicario generale, Giovanni Hartmann, del collegio germanico, prevalentemente dei Gesuiti, il cui ginnasio di Münster ottenne una influenza crescente su tutti gli elementi di cultura superiore. Allo stesso modo dei Gesuiti furono favoriti i Cappuccini, venuti a Münster già nel 1612. Ferdinando stabilì colà nell’anno seguente anche i Francescani della stretta osservanza.2 Così pure fu molto importante a Paderborna, che nel 1612 si riuscisse, collaborandovi Paolo Y, a dare al vecchio Dietrich von Fürstenberg un coadiutore, nella persona di Ferdinando, che avesse il potere e la volontà di proseguire con successo la restaurazione cattolica, senza curare la resistenza dei vicini protestanti.3 1 Vedi Döbekl I 539; Keller III 74 s.; Duhr II 1, 81 s. Il * Breve di Paolo V del 21 novembre 1620, ohe esorta Volfango Guglielmo a curare gli interessi della Chiesa cattolica in Jülich (Orig, nell’A re bivio di Stato di M o n a c o), è in traduzione nell' Allg. Darmstädter Kirchenzeitung XLVII (1868), n. 37. 2 Vedi Keller III 279 s., 287 s., 302 s., 323 s.; Duhr II 1, 52, 56 s.; Schafmeister, Herzog Ferdinand von Bayern u. Erzbischof von Köln als Fürstbischof von Münster (1812 bis 1850), Haselünne 1912, 70 s. Quale amministratore della fondazione di Berchtesgaden, Ferdinando agì anche colà per una riforma; vedi Linsenmayer nelle Forsch, zur Gesch. Bayerns Vili 117 s. Su J. Hartmann vedi Tibus, Weihbischöfe von Münster 144 s. Sullo scrittoio prezioso ordinato nel 1612 da Ferdinando in Augusta per il Cardinal Borghese vedi Zeilschr. /• Schwaben Vili 10 s. 5 Vedi Keller III 611 s., 618 s., 644, 646 s., 652 s., Cfr. Leineweber nella Zeitschr. f. Gesch. Westfalens LXVII, 200.