556 Paolo V. 1605-1621. Capitolo XI. alle leggi imperiali, particolarmente alla pace di religione, e aprirebbe la porta ai protestanti per portar via ancora ulteriori fondazioni e beni ecclesiastici. Egli pertanto non poteva approvare simili concessioni, tanto più che il papa in tale questione gli aveva prescritta una via obbligatoria da seguire.1 Allorché l’indulto, contro il quale il Madruzzo si adoperò con tutte le forze,2 fini per non esser concesso, il Klesl cercò invano di calmare i cattolici ancora irritati. Da parte bavarese gli toccò sentire i peggiori rimproveri; ma conseguenze ancor più gravi ebbe il fatto, che adesso lo sdegno dei cattolici si rivolse contro l’insieme della pobtica mediatrice imperiale. Questa fece alla dieta di Ratisbona fallimento completo;3 poiché neppure col partito palatino-calvinistico fu possibile, nonostante ogni accondiscendenza da parte imperiale, raggiungere una intesa. Colla dichiarazione, fatta in onta ad ogni principio di diritto pubblico, di non riconoscere decisioni a maggioranza non solo nelle cose religiose, ma neanche in tutti gli altri affari, quel partito disdisse formalmente l’obbedienza alle costituzioni imperiali. Esso protestò all’ultimo contro un deliberato della dieta dell’impero concedente un sussidio di 30 mesi per la guerra turca, che era stato preso dagli Stati fedeli all’imperatore (oltre che dai cattolici, anche da quelli luterani 1 Vedi Chkoust XI 506 n. 2 Vedi quanto egli espone nella * Relatione citata. 3 II Madruzzo si preoccupò sopratutto alla Dieta di mantenere uniti i cattolici; egli fu anche quello che spinse gli Stati cattolici a presentare i propri gravami; vedi la sua * Relatione citata sopra, in cui si riferisce ancora quanto segue sull’attività del legato: «Nella causa di Alberstadio non ha mancato il Cardinal Legato di affaticarsi molto, si perchè venghi levato il decreto fatto già da quel capitolo pregiuditiale a cattolici, come perchè quella chiesa cada in sogetto cattolico, et a questo effetto ha non solo inviato un breve di N.ro Sig.re a quel decano promesso espresso, ma accompagnatolo ancora con ogni conveniente e caldo uffitio..... Non ha lasciato intentato alcun offitio per far levare la concessione estorta dalli Stati di Slesia sotto l’imperatore passato, non solo per ordine espresso di S. S.tà, ma ancora sollecitato dal signor arci- duca Carlo, et con tutto che più volte habbia rinovata l’istanza, nondimeno non ha per questo potuto ottenere altro che una buona volontà di Sua Maestà. Perchè venghino soppressi i libri famosi pestiferi pubblicati contro la Santa Sede et la Chiesa cattolica, non ha mancato destramente di rappresentare quanto ha stimato bene, ma per esser le cose di Germania confuse, et sotto il dominio di diversi principi, non vede che si possa darvi quel compenso che sarebbe necessario per assicurare la Cristianità da veneno così pestifero.....«Do* pochè nella casa dell’Elettore di Colonia si fu verificato un caso di peste, questi lasciò la Dieta, ciò che fece il 9 ottobre anche l’Elettore di Magonza, lasciando però i suoi commissari; « et il suo esempio segui poi alli 12 l’illustr. legato con poco gusto di Sua Maestà », dice il nunzio Marra nella sua * « R®' latione della Dieta Imperiale di Ratisbona dell’a. 1613», in Borghese I 115-116 p. 25 *>, A r c h i v i o segreto pontificio.