Contegno dei piccoli Stati italiani, di Francia e Spagna. 117 fece lo sforzo di compiere qualche passo.1 I piccoli Stati italiani nell’insieme non videro nella lotta se non una occasione per acciuffare un pezzo di territorio, adulando con doppio linguaggio le grandi potenze.2 Carlo Emanuele di Savoia, per verità, sembrava guidato da punti di vista più alti nel propugnare una lega col papa, la Toscana e Mantova, per tener lontane Spagna e Francia dagli affari interni italiani. Ma egli contemporaneamente intrecciava fili colla Spagna per ottenere il Monferrato, con la Francia per ottenere Milano.3 Il duca di Mantova si meritò una lode da parte del Senato veneziano quando riferì la risposta di rifiuto da lui data agli allettamenti spagnuoli. Pur tuttavia egli tramava una congiura fra le truppe veneziane, forniva l’esercito papale di ufficiali e cercava di acquistarsi l’amicizia della Spagna e del Governatore spagnuolo in Milano. Ma, a sua volta, questa amicizia non gl’impediva affatto di coltivare l’alleanza della Francia e di Venezia.4 I duchi di Mantova, Savoia, Firenze si offrirono anche per mediatori tra Roma e Venezia, ma furono proposte di poca importanza. La piega decisiva poteva venire solo dalle grandi potenze, Francia e Spagna, ciascuna delle quali vigilava gelosamente i passi dell’altra, perchè le complicazioni veneziane offrivano loro un’occasione di lottare per il primato nell’influenza sulla penisola. Enrico IV aveva affermato ch’egli starebbe nella lotta così in favore del papa come di Venezia: in favore del papa contro tutti senza eccezione, in favore di Venezia contro tutti; eccettuato solo il papa.5 Di tutte le potenze, Venezia l’aveva riconosciuto re per prima, ed egli si sentiva perciò obbligato alla repubblica; d’altra parte egli non poteva offendere il papa senza render 1 De MaGistris 50 ss. Il marchese di Castiglione era andato espressamente a Praga per aver dall’imperatore l’incarico di mediatore (ivi 66 ss., ~ ' ss.). Il pontefice ne sarebbe stato soddisfatto; v. Breve del 4 novembre 1606, ivi. Cfr. Meter, Nuntiaturberichte 620 ss. 2 R. Putelli nel N. Ardi. Ven. XXVIII (1914) 31. 3 De Magistris, Carlo Emanuele I e la contesa fra la repubblica Veneta c Paolo V 1605-1607. Documenti (Misceli. di stor. Veneta 2a Serie X), Venezia 1906. Cfr. Erdmannsdörffer 60; Gtndely, Rudolf II vol. I 124; Hist.-polit. Blätter XXX 821. 4 R. Putelli, Il duca Vincenzo Gonzaga e l'interdetto di Pàolo V. Venezia 1913. Estratto dal N. Arch. Ven. XXI e XXII (1911-1912). Nürnberger, Interdikt 474. Conformemente alla sua istruzione l’inviato francese Alincourt doveva nel 1605 far presente a Roma, come la religione avesse guadagnato più negli ultimi 6—7 anni con mezzi pacifici che non Prima colla forza delle armi. Cfr. Mercier de Lacombe 34; * « Discorso d’un cavalier francese incognito al suo re, nel quale s’esorta a convocare un con-(ilio 1607 » (Barberini 5242, Biblioteca Vaticana); * Enrico IV al card. Givry in data 19 giugno e 25 luglio 1606; * Villeroi a Givry, il 5 maggio e 30 giugno 1606 (Biblioteca di Metz 219, pp. 105-107). Per il '-ontegno di Enrico IV cfr. anche Rott 368 ss.