Politica di accomodamento del Kiels. 551 influenza; la grazia di Dio possa illuminarlo.1 Le molte ostilità, a cui il Klesl si vedeva esposto, ebbero per effetto che alla fine del 1609 egli pensasse a ritirarsi dalla scena politica. Due volte, nel 1610 e 1611, egli chiese infatti il suo congedo. Senonchè Mattia non poteva lasciar cadere il suo fedele favorito e il consigliere divenutogli già indispensabile. Egli non ebbe a pentirsene, perchè il Klesl gli prestò servizi importantissimi nella sua elevazione a re di Boemia e ad imperatore.2 Quanto più Mattia, elevato alla dignità massima, si trovava in un labirinto di difficoltà, tanto più indispensabile gli era l’aiuto del Klesl. Come presidente del Consiglio segreto, quest’uomo instancabilmente attivo, ambizioso, fu «il direttore dell’imperatore» e il vero « Factotum» durante tutto il governo di lui. La sua influenza era tanto più grande, in quanto egli poteva anticipare somme considerevoli al perpetuo bisogno di danaro dell’imperatore. Se anche di quando in quando il Klesl si faceva sentir a dire, ch’egli non era se non un umile, fedele servitore del suo sovrano, pure egli era anche talvolta abbastanza malaccorto per vantarsi, che Mattia gli doveva tutto, ch’egli lo aveva aiutato ad ottenere* tutte le corone. In un colloquio satirico sulle condizioni politiche si racconta, che il Klesl veniva chiamato generalmente il «vice-imperatore »; per verità egli è « un papista, ma sa voltare il mantello secondo il vento e portare acqua ai due mulini ».* Giudizi di questo genere si comprendono, visto il cambiamento operatosi nel Klesl, da quando in lui il politico dal freddo calcolo aveva respinto nello sfondo il principe ecclesiastico. Colui, che aveva finora respinto assolutamente ogni temporeggiamento e adattamento nelle cose religiose, ora, sotto il peso delle gravi disfatte procurate al principio cattolico e monarchico dalla lotta dei due fratelli, patrocinava negli affari imperiali una fiacca politica di accomodamento, colla quale sperava di salvare la potenza di casa d’Austria. Anche ora, del resto, egli combatteva le richieste dei protestanti nei paesi ereditari austriaci e promoveva colà gli sforzi per la riforma cattolica. Ma la sua politica imperiale mirava a guadagnare i protestanti, mediante concessioni, per quanto riguardava gli affari comuni, e a trasformare la Lega cattolica in modo da assoggettarla al suo imperiale Sovrano. Fino a che punto il Klesl intendesse giungere nella sua arrendevolezza, appare dal suo contegno nella questione più importante fra quelle pendenti tra cattolici e protestanti: la questione dei vescovati imperiali occupati illegalmente dai protestanti. La richiesta del- 1 Vedi Kerschbaumeb 214 n. 2. 2 Vedi ivi 143 s., 173 s., 180 s., 185 s. 3 Vedi Janssen-Pastor V 679 s.