CAPITOLO XI. Relazioni di Paolo V con gl’imperatori Rodolfo II, Mattia e Ferdinando II. - I successi della restaurazione cattolica in Germania. -La rivoluzione in Boemia e il principio della guerra dei Tren-t’anni. - La morte del papa. 1. La politica di Paolo Y rispetto all’imperatore ed all’impero seguì interamente le stesse linee che quella di Clemente Vili. Gli scopi perseguiti dalla Santa Sede continuarono ad essere come prima: assicurare la successione di Rodolfo nell’impero, appoggiare l’imperatore nella guerra contro i Turchi, respingere la richiesta protestante di « libertà religiosa », promuovere la riforma e la restaurazione cattolica. Tutti questi compiti erano strettamente collegati insieme; ma il loro adempimento venne reso, già negli ultimi anni di Clemente Vili, straordinariamente difficile dal disfacimento spirituale dell’imperatore senza energia, la cui irresolutezza e indecisione produsse uno stato di cose estremamente pericoloso. Questo s’inasprì ogni giorno più per l’insurrezione degli Ungheresi, il cui capo Stefano Bocskay non ebbe nessuno scrupolo di allearsi col Turco, nemico ereditario. Mentre le schiere degli insorti, appoggiate da colonne volanti turche, si mostravano ripetutamente sulla March e su la Brava, e l’esercito imperiale, mal pagato, compiva estorsioni sul suo proprio paese, la nobiltà austriaca richiedeva impazientemente la concessione della « libertà religiosa ». Rodolfo II non sembrava commuoversi per tutto questo; egli rimaneva completamente inattivo. Questo stato di cose mosse gli arciduchi Mattia, Massimiliano, Ferdinando di Siria e suo fratello Massimiliano Ernesto ad un rapido intervento. Il 30 aprile 1005 i sunnominati si obbligarono ad agire tutti come un solo uomo per l’interesse della loro casa, e a far presenti in comune all’imperatore i pericoli che minacciavano, ove non si provvedesse ra- Pastor, Storia dei Papi, XII, 33