46 non curarsi troppo delle cose di questo mondo, e ch’io riconobbi pel padre della famiglia, se ne stava fumando in un suo terrazzino e adacquando spensieratamente non so quali fiori, ch’c-gli andava uno per uno acconciando, e traen-doli al sole, che bello e sereno aveva già corso le due prime ore del giorno. Allora io fui licenziato e mi partii quindi, ricco di due begli fiorini. Me ne andava così via via pel canale, abbandonatomi alla corrente, e noverando le monete, quando come fui presso alla punta di s. Geremia una seconda voce mi si fa udire, la quale mi domanda. Accorro al comando: un uomo ansante e trafelato morto si getta in questo nella mia gondola, e, appoggiandosi coi gomiti al sommo del felce, a s. M.., mi dice, traendo a grande stento la voce, per lo molto affollarsi che facea l’aria ne’ suoi polmoni, siccome colui che avea corso a dilungo. Una negra insegna in bianchi e grossi caratteri, eh’ io vidi soprastare a una porta quando arrivammo, ed alla quale ei mi fece far alto, mi apprese che noi eravamo venuti allo studio di un notaio. E di vero, poscia eh’ io ebbi messo a terra quell’ affannato, me lo vidi capitare di nuovo con un ometto piccino piccino, tutto capegli e tutto innanellalo le inani ; con suo gran fascio di carte sotto le ascelle, e eli’ io conosceva per uuo di questi :