60 Paolo V. 1605-1621. Capitolo III. superavano solo di ben poco il bisogno del consumo locale, mentre la prosperità pubblica e la popolazione erano in decrescenza.1 Gli sforzi di parecchi papi del Cinquecento per ottenere un miglioramento in proposito non avevano avuto l’effetto desiderato. Elementi diversissimi agivano sfavorevolmente. Già il carattere elettivo dello Stato privava della stabilità necessaria l’amministrazione civile per cui non c’erano punto regole fisse come per gli affari ecclesiastici. Quasi ogni pontificato portava con sè un cambiamento di sistema. Si aggiungeva a questo l’eliminazione crescente dell’elemento laico dalla burocrazia dello Stato Pontificio; gli ecclesiastici, che subentravano a quello, non avevano una preparazione corrispondente per gli affari civili ed anche per altri riguardi erano spesso inadatti. Di effetto dannoso erano anche i lati deboli del carattere del popolo: la mancanza di energia e di spirito intraprendente ed organizzatore, e la circostanza che si aspettava tutto dal Governo; vi si aggiungevano i mali comuni a tutta l’Italia della fine del secolo xvi: pestilenze, cattivi raccolti, carestia, imposte disadatte e il disordine del brigantaggio. La piaga dei banditi si era così accresciuta nello Stato della Chiesa, che alcune zone venivano abbandonate dalla popolazione o lasciate incolte. Quale causa della diminuzione della popolazione nello Stato della Chiesa il Botero indica specialmente anche la malariai largamente diffusa, per combatter la quale egli propo-poneva, accanto ai lavori di prosciugamento, una colonizzazione metodica, della Campagna romana. Egli rileva anche la circostanza che ciascuno si faceva lecito di compiere arrolamenti di soldati nello Stato della Chiesa, in questo territorio considerato, per così dire, come possesso comune.2 La tentazione a far ciò era tanto e 11.584 aiutanti. Più della metà di questi esercizi si accumulavano nei quartieri settentrionali di Ponte, Parione, Regola e Campo Marzio, mentre la parte centrale della città, una volta così ricca d’industrie, era quasi abbandonata. I « Monti » contavano tuttavia ancora 569 padroni, in cui prevalevano probabilmente giardinieri, funari e conciapelli. È questo il periodo in cui la vita industriale di Roma mise in ombra quella delle altre grandi città italiane, le più importanti delle quali erano cadute sotto la dominazione straniera». L’aumento del lusso anche in altre città del Lazio è lamentato dal Botero (Selationi VI 42). Una «Pragmatica sopra l’immoderato uso del vestire degli uomini e delle donne di Perugia» dat. 1617 ottobre 30, in Editti V 60 p. 230 ss. Archivio segreto pontificio. 1 Cfr. Botero loc. cit. 41. Riguardo alla « mercantia » osserva il Botero ivi 36 : « Non si può negare che lo Stato della Chiesa non ne sia molto povero ». La decrescenza del benessere generale anche dopo gli sforzi di Paolo V è testimoniato dagli inviati veneziani per l’obbedienza nel 1621 (presso Baro zzi-Berchet, Italia, I 118 s.), che ne danno per causa la « qualità del governo » e lo scarso commercio. a Vedi Botero VI, 34, 37, 41.