306 Paolo V. 1605-1621. Capitolo VII. Il 21 dicembre 1612 moriva, in età di appena ventisette anni, il duca Francesco IV di Mantova, lasciando solo una bambina. Maria. Il collegio dei cardinali era giusto riunito per la messa di Natale, quando arrivò la notizia. Il cardinale Ferdinando Gonzaga la partecipò subito al papa e si affrettò quindi a recarsi a Mantova per assumere il governo.1 I seri timori che egli nutriva a cagione dell’ambizioso duca di Savoia dovevano presto verificarsi. Carlo Emanuele fece valere antiche pretese, e particolarmente richie-dette per sua nipote Maria il diritto di successione nel marchesato di Monferrato, paese di grande fertilità. Non essendo riuscito in questo, egli occupò nell’ultima settimana dell’aprile 1613 la più gran parte del marchesato, ad esclusione tuttavia della importante capitale Casale. Questa solida fortezza rimase ai Gonzaga; il duca di Nevers, Carlo Gonzaga, l’occupò con truppe francesi.2 Si dichiararono per il duca di Mantova Toscana e Venezia, le quali, al pari della Francia, credevano a una intesa del Savoia con la Spagna. Queste potenze si dettero gran premura per attiravi dalla loro parte il papa e spingerlo a porsi a capo di una lega italiana. Ma Paolo V si limitò ad esortare alla pace e ad inviare Innocenzo de Massimis a Milano e a Torino. Egli declinò la richiesta dei Ve- die per bisogno ch’io conosca nella somma prudenza di UT.™ Signore e di V. S. ili."1“ di alcun avvertimento, che io nou giudico a proposito che si entri in questi laberinti, poiché, per l’esperienza ch’io ho del paese, tengo l'impresa non solamente per difficile, ma per impossibile che possa riuscire. Il signor duca si è ritirato dal pensiero, che, come scrissi a V. S. ili.™» alli 26 del passato, haveva di procurare la Chiesa di Sion per il cardinale suo figlio, così persuaso (lai padre Peletta cappuccino, et ancho per qualche diligenza usatavi da me, che gli ho fatto penetrare, con destrezza e senza scoprirmi però, non essermi stato-participato il detto uegotio da Sua Altezza, che tal’impresa poteva più tosto nocere che giovare alla religione cattolica et agl’interessi non solo dell’Alt. ' Sua, ma anco degli Spagnoli. Qua si ritiene per concluso da molte persone principali il matrimonio di questo principe con la figliola primogenita del re di Francia, et che fra le altre conditioni prometta di non impedire a quest’Alt. l’impresa di Ginevra; di che V. S. ili.™» potrà bavere maggior certezza di Francia» [Borghese 1 28 p. 221, Archivio segreto pontificio). Un * Discorso fatto dal card. Lanfranco a Paolo V sconsiglia da un attacco a Ginevra (Nunziat■ div. 240, p. 85 s., ivi). Vi si dice: « Il proporre che per quietare questi moti d’arme, che passano fra Spagnuoli e Savoia si dovesse muover prattica da Vr» Beat1"' di voltar l’armi dell’uno e l’altro essercito contro Ginevra per acquistarla al Duca e debellare quegli eretici, per isnidare da quella città il ridotto di pessimi huomini inimici della nostra santa religione, non si può negare che non sia consiglio pieno di pietà e di zelo e che per questa parte non meriti lode. Ma, se si vuol considerare bene addentro il negozio, vi si scorgeranno tante difficoltà, per non dire impossibilità, che si conoscerà apertamente che il trattar di questa impresa sarebbe opera vana e forsi causa «li danni maggiori all'istessa religione cattolica et a tutta l’Italia.....». 1 Vedi Dierauer III 449. Cfr. Siri II 466, 481 s., 509. 2 Un elenco della letteratura sulla guerra del Monferrato in Bollett. stor~ Pavese VI 409 ss.