203 averne mai tanto in Italia da comperarsi un intuito. Se non die gl’inglesi, che giungono ora da per lutto col loro commercio, sembrano aver in questi ultimi tempi quivi pure introdotto una qualche specie di commercio di esportazione pei loro Stali ; essi permutarono sovente l’oro del-l’Indie con quello della Poesia, ed i fecondi campi del Giaurro, del CliildIlarold, dell’/wzn» hoe hanno recalo nel regno ben molte migliaia di steriini daH’Inghilterra. Questa maniera di (radico sembra acquistar ora qualche credito in Francia, e le gazzette parlarono testé anche della Russia. In Italia, non solo non è conosciuto, egli anzi par fulminalo. Andrebbe errato d’assai, chi dalle nostre donne facesse argomento di quelle della Poesia. Quivi non appartengono altrimenti alla specie di noi, ma fanno quasi parte della divinità del luogo: esse sono l’anello, per così esprimermi, che unisce la catena delle creature terrestri con le intelligenze del cielo. Il loro costume è innocente, candido, aileltuoso, pudico: la bell’ani* ma si legge loro sul volto, e l’inganno non co-* noscono pure di nome. Perciò che riguarda al loro aspetto, portano le belle il sole nel fiutile,' le stelle negli occhi, l’oro ne’capelli, le rose, le perle, i coralli sulle guance e sul labbro. Se non che acuti dardi nascondono nei loro sgu.ir-