Debolezza e fine del Blackwell. 447 non aveva mai comandata l’uccisione di alcun sovrano od approvata l’uccisione avvenuta. Tutta la formula col suo miscuglio di proposizioni esatte e false ricordava gli artifici di Giuliano l’Apo,stata, che faceva collocare accanto alla sua immagine quelle degli Dei pagani, cosicché il cristiano non poteva nè prestare nè ricusare le solite dimostrazioni d’onore alle immagini imperiali senza passare o per idolatra o per nemico di Cesare. Poteva essere, per verità, che molti giudicassero trattarsi nella formula prescritta solo di piccolezze e di finezze dommatiche, ma dove fossero in questione cose divine, non esser lecito abbandonare neppure una sillaba. Il Blackwell, pertanto, doveva risollevarsi dalla sua caduta con nuova forza, non affidarsi troppo, in cosa tanto importante, al suo proprio giudizio e non macchiare il suo onorevole passato con una fine che procurasse cordoglio agli amici, gioia ai nemici. Il Blackwell, però, rimase fermo al suo punto di vista, che a Roma non si fosse interpretato esattamente il giuramento di fedeltà. In una lettera di risposta al Bellarmino 1 egli esprimeva che, secondo l’opinione ordinaria dei teologi, è certo che il papa non è il giudice competente dei sovrani in forza del suo ufficio; solo in casi straordinari egli può disporre del loro dominio tem porale; ora, anche il giuramento di fedeltà non diceva più di questo. Ben presto, però, egli dovette accorgersi di essere in errore con questa interpretazione. La sua lettera di risposta al Bellarmino venne intercettata, e l’arciprete dovette comparire nova-mente innanzi ai suoi giudici per giustificarsi circa la sua interpretazione del giuramento. Adesso si rivelò apertamente la debolezza dell’infelice vecchio. Premuto sempre più dai suoi giudici, egli finì per sottoscrivere una dichiarazione, secondo la quale il papa non poteva deporre un sovrano assolutamente in nessun caso, neppure se si trattasse dei bisogni della Chiesa o della diffusione del cristianesimo. Con questa clausola ed in questo senso egli dovette pronunciare di nuovo il giuramento di fedeltà.2 Si fece ora inevitabile la deposizione del Blackwell; il 1° febbraio 1608 un Breve papale nominò a successore di lui Giorgio Birkhead, e questi dovette, in data 16 agosto 1611, dichiarare che il suo predecessore, e tutti i preti che avevano prestato il giuramento di fedeltà, erano incorsi nelle pene ecclesiastiche ed avevano perduto i loro poteri sacerdotali. Nonostante la sua sottomissione verso il governo, il Blackwell non evitò la prigionia perpetua, la pena per il rifiuto del giuramento di fedeltà. Poco dopo la sua deposizione egli mori, prigioniero del Bancroft, protestando ch’egli finiva la sua vita come figlio verace della Chiesa cattolica. Egli non si 1 Del 13 novembre 1607, presso Servière 27. * Ibid. 28 ss.