Le ultime demolizioni della vecchia chiesa di S. Pietro. 613 Nel pavimento dell’antica chiesa erano stati messi allo scoperto i resti del Circo neroniano e molti sepolcri, fra cui, il 15 gennaio 1609, quello del papa tedesco Gregorio V.1 Al cominciare dei caldi estivi una gran tenda fu stesa a riparare gli operai della basilica. In luglio la costruzione dell’atrio era così progredita, che poterono esser collocate le grappe per il rivestimento in travertino. Il 24 di detto mese il papa ispezionò il lavoro ed ammirò un sarcofago antico colle rappresentazioni del ratto di Elena, che era stato messo alla luce negli scavi. Tre giorni più tardi Paolo Y ripetè la visita, per esaminare le nuove scoperte di sepolcri. Il 31 agosto l’inviato persiano, che il giorno avanti aveva visitato il Vaticano, comparve in S. Pietro, ove in suo onore fu suonato l’organo restaurato da Giuseppe Bianchi. Il 19 settembre il papa rimase stupito innanzi al rapido progresso della facciata.2 Presto non rimase dell’antica chiesa di S. Pietro che il coro di Sisto IV. Il 15 novembre 1609 Mario Altieri disse ivi l’ultima messa. Il giorno seguente l’altare venne dissacrato, e cominciò anche qui la demolizione. Parti dei quadri del Perugino, che ornavano il santuario, furono date ai cardinali Borghese e Montalto. Lo splendido sepolcro in bronzo di Sisto IV, entro il quale riposava anche Giulio II, venne nel febbraio del 1610 posto al sicuro in sagrestia, come pure la Pietà di Michelangelo, collocata da Gregorio XIII nel coro di Sisto IV; l’uno e l’altra erano destinati ad abbellire più tardi il nuovo S. Pietro.3 Essendo imminente la demolizione degli edifici ancora ele-vantisi innanzi alla nuova facciata, il 27 luglio 1610, Paolo V comparve, come sempre nei momenti decisivi, sul luogo dei lavori, ove l’attendevano i cardinali Pallotta e Cesi con altri membri della Fabbrica. Egli ordinò ivi, che il mosaico di Giotto detto della Navicella, fatto fare alla fine del secolo xm dal cardinale Giacomo Gaetano Stefaneschi, venisse calato giù con le più grandi precauzioni, dal palazzo dell’Arciprete adiacente all’atrio; contemporaneamente il papa ordinò la demolizione di questo palazzo e della Loggia della benedizione. Egli confermò questo comando il 30 agosto, stimolando ancora una volta a far presto nella costruzione della facciata.4 Le colonne della Loggia della benedizione furono destinate dal pontefice ad ornare l’Acqua Paola; ma egli dovette pagarle alla Fabbrica alla pari di tutti gli altri che ebbero frammenti della antica basilica.5 1 Vedi Cerrati 84; Orba an, Documenti 136. 2 Vedi Orbaan, Abbruch 75 s. 3 Vedi ivi 78 s., 82. 4 Vedi ivi 86, 88. Cfr. Gr. Cascioli, La Navicella di Giotto a >S'. Pietro in Valicano, Roma 1916. Vedi anche Venturi, La Navicella, in L'Arte XXV (1922). 5 Vedi Orbaan, Abbruch 16, 56.