La storia del Concilio di Trento di P. Sarpi. 157 Il libro del Sarpi destò subito scalpore in tutta Europa e man-. mne la sua efficacia fin nell’età contemporanea. Dopo dieci anni lo si poteva leggere in lingua italiana, latina, tedesca, francese, inglese; la sola traduzione latina nel 1622 aveva già avuto quattro edizioni.1 Era per l’appunto universale il desiderio di maggiori notizie sopra il concilio formante il pilastro fondamentale dell’ordinamento ecclesiastico per i cattolici, la pietra di scandalo per i protestanti. Già il cardinale Cervini e Pio IY avevano pensato a si mpare gli atti delle discussioni, il Massarelli aveva spinto già innanzi i lavori preparatori, e pertanto non è vera l’affermazione d i De Dominis nella sua dedica, che in Eoma si volessero sottrarre gli Atti tridentini ad ogni occhio mortale.2 Però, la pubblicazione progettata non si effettuò, e così il libro del Sarpi è la prima storia particolareggiata dell’assemblea. Inoltre esso era tratto in gran parte da documenti inediti3 e scritto innegabilmente con fl'iihtà e con spirito.4 Ai protestanti dovevano poi riuscire partici irniente gradite le malignità contro la Curia romana di cui l’esposizione è condita: ciò che per i cattolici costituiva un santuario intangibile di purissima origine, era ricondotto a motivi molto umani e trascinato nella polvere e nella lordura. Come opera storica, il lavoro del Sarpi non è a un livello elevato. L'odio gli ha guidato la penna. Dove è possibile il confronto colle sue fonti, cui egli accenna solo di rado, risultano spesso « le trasposizioni e rimanipolazioni più. arbitrarie », grazie alle quali « persone ed avvenimenti sono collocati fuori di posto ed in falsa luce ».5 1 Bianchi-Giovini 455 s. Traduzione tedesca del Kambach, Halle 1761 ss., di Winterer, Mergentheim 1839. Sulla traduzione francese dell’AMELOx de la Houssaye vedi (Just. Wolf nei Deutsche Geschichtsblatter, XVIII (1917) 244, su quella del Le Courayer, un canonico francese scomunicato, ivi 248; Dictio-nary of National Biography XII 328. 2 St. Ehses nella Boni. Quartalschrift XVI (1902), 296-307; lo stesso in Cono. Trid. V xxvi ss.; Merkle ivi I xiv. 3 Di lavori stampati sono utilizzati: Giovio, Guicciardini, De Thou, Adriani ■e sopra tutti Sleidan (Ranke, Pdpste III 6 27 *). 4 Secondo il Fueter (273) il Sarpi è accanto al Guicciardini « il più grande storico artista del secolo xvr ». Cfr. ivi: « La sua storia è una felice opera di Parte appunto perchè non ne dà l’impressione ». Del resto il Fueter giudica ("72): « La storia del Sarpi è...non solo uno scritto tendenzioso, ma la perizia di parte di un avvocato, una apologia storica della politica ecclesiastica particolaristica di Venezia ». Che la storia del Sarpi non è anche linguisticamente e storicamente un’opera così magistrale come ancora il Ranke credeva, è mostrato dai giudizi dei competenti in Baumgartner, Weltlit. VI 479. 5 Ehses nell’Jahresber. der Gorres-Gesellschaft per il 1919, Colonia, 1920, 39. kul modo con cui il Sarpi utilizza ed altera l’istruzione del Contarmi per la Dieta imperiale del 1541, cfr. Ranke III 8 31 * ss. Anche secondo il Ranke osservazioni del Sarpi sono « tutte pervase di amarezza e di fiele » (ivi 29 *); f‘gli aveva per l’influenza politica del papato