La profonda religiosità di Paolo V. 37 rimanere sano egli faceva assiduamente anche da papa molto moto.1 Il papa era d’indole assai riflessiva e tranquilla, uomo di poche parole, ma tuttavia amichevole e affabile, e insieme leale e diritto. Straordinariamente laborioso, aveva vissuto sempre solo per il suo dovere. Egli conosceva esattamente la Curia romana, dell’estero solo la Spagna. Dalla grande politica era rimasto lontano; se anche quale papa egli riuscì ad iniziarsi in questa materia, pure non divenne mai propriamente un politico.2 La sua condotta morale è stata sempre esemplare e senza la minima ombra; si credette generalmente ch’egli avesse conservato l’innocenza battesimale.3 In pietà egli rivaleggiò con Pio V. Diceva ogni giorno la messa, dopo essersi confessato. Nella celebrazione di questa egli impersonava quasi, secondochè si afferma, l’ideale del sacerdote. Egli pregava moltissimo e colla più gran devozione; non lasciava passare nessuna ora del giorno senza invocare la protezione di Dio. Egli era anche un devoto fervente di Maria e dei Santi.4 Nelle sue meditazioni spirituali prediligeva quella sulla morte. Quanto amasse gli scritti di edificazione lo si riconosce dal numero imponente che ne conservava nella sua camera da letto.4 Caratteristico per l’indirizzo strettamente religioso di Paolo V è anche il fatto che le opere a lui dedicate, salvo alcune poesie e l’edizione di Seneca di Giusto Lipsio, trattano quasi esclusivamente 1 Ogni mattina, informa un * Avviso del 10 agosto 1605, il papa fa «un buou essereitio ». In autunno cavalcava ogni giorno: vedi 1’* Avviso del 12 ottobre 1.605, Biblioteca Vaticana, nonostante il buono stato di salute del Pontefice, si diffusero da astrologi rumori di sua prossima morte. Ne sorse il timore di un avvelenamento; anche il papa stesso se ne preoccupò ed ordinò misure di precauzione x>er la sua tavola; vedi Ag. Nani presso Mutinelli III 20; cfr. la relazione presso Stieve V 772, n. 3. 2 Vedi Ag. Nani presso Mutinelli III 19; Mocenigo, Relazione 95 8.; Fr. Contarini, Relazione 87. Cfr. Y* Avviso del 28 maggio 1605, Biblioteca Vaticana. 3 Vedi le * relazioni di G. Magni del 18 maggio 1605, di G. B. Thesis del 21 maggio 1605 e di G. C. Foresto del 21 maggio 1605, tutte nell’A r c h i-v i o Gonzaga in Mantov a. Cfr. * Conclave per la morte di Paolo V, Barò. 4676, p. 2, Biblioteca Vaticana; Mocenigo,Relazione 96 e Amayden-Bertini I, 175. Nemici accaniti di Paolo V dicevano: «Si tiene per inabile nelle cose di Venere » (Ritteb, Alcten II, 86). Tuttavia toccò a Paolo V di assistere alla comparsa nel 1608 a Parigi di un impostore che si spacciava per figlio suo. Il truffatore fu smascherato e venne giustiziato il 22 novembre 1608; cfr. Goujet II 1 s. e Perrens, Un procès criminel sous le rógne de Henri IV, Parigi, 1867. Gli epigrammi velenosi che in questa occasione uscirono da parte protestante sono stati riesumati dallo Schei,horn (Amoenit. V). « avec «ne sorte de complaisance, » come osserva Goujet II, 8. 4 Vedi Bzovrus, Vita Pauli V e. 15. Cfr. in conferma la relazione di G. Soranzo presso Mutinelli III, 92 4 Vedi Bzovius c. 53.