120 Paolo V. 1605-1621. Capitolo IV. avrebbe inclinato ad accettare la consegna dei carcerati al papa o al re di Francia; ma a rinunziare alle sue leggi sulla proprietà ecclesiastica essa non era disposta, e neppure a concedere che temporaneamente non venissero applicate.1 Una brutta parte nelle trattativa fece il Du Fresne, che più volte parlò di concessioni papali a cui non era autorizzato colla conseguenza di collocare in cattiva luce il papa.2 Al di fuori di Venezia e dei circoli protestanti o gallicani il contegno della repubblica non suscitò grande ammirazione. Il cardinale Du Perron scriveva ad Enrico IV: « Che cosa avrebbe costato a Venezia di sospendere, per riguardo a Vostra Maestà, l’applicazione delle leggi per tutto il tempo in cui si sarebbe negoziato pacificamente e come da principe a principe intorno a ciò che la Chiesa trovava da riprendere in quelle? Ma essa non è più l’accorta repubblica di un tempo », gli affari più importanti dello Stato giacevano nelle mani di una turba di giovani.3 Il papa aveva già da lungo tempo l’impressione che la situazione tesa a causa di Venezia sarebbe sboccata in una guerra fra le potenze europee:, egli ordinava armamenti, sottoponendoli alla direzione di una commissione di 13 cardinali.4 Un parere spagnuolo consiglia di minacciare la guerra ai Veneziani, perchè la paura farà più effetto su loro degli argomenti di un S. Paolo e di tutta l’eloquenza di un Cicerone: questa gente non adorava altro Dio che il proprio vantaggio e la propria libertà.6 In questo senso Filippo III 1 Cornei 479-487. 2 Nürnberger, Inteidickt 483, 484, 486. 3 Ibid. 488. 4 Ibid. 481. Molti * Brevi con lodi per lo zelo nella difesa della Chiesa e con la preghiera di non permettere arruolamenti o passaggi di truppe, e così via, nelle Epist. ad princ. XLV 2, Archivio segreto pontificio: al luogotenente di Milano, il 12 luglio 1606, 6 gennaio e 26 aprile 1607; al viceré di Napoli, il 21 luglio 1606, 12 gennaio e 26 aprile 1607; a Ferdinando di Austria, il 15 febbraio 1607; a Carlo di Lorena, il 5 e 13 gennaio e 6 febbraio 1607; a Gaspare von Altemps, il 29 luglio 1606; a Solothurn, il 13 agosto 1606; a Lucerna il 9 settembre 1606; al duca di Lerma, il 1° gennaio e 1" maggio 1607;. a Massimiliano di Baviera, il 5 marzo 1607; alla Svizzera il 17 giugno e 9 settembre 1606, 6 gennaio e 3 febbraio 1607. * « Coactum duritia Venetorum armis prosequi Ecclesiae ius, decrevisse scribere 2000 pediturn Walonorum ac 300 equites, postquam omnia alia consilia nihil profuerunt, ne nova haeresis in Italia oriatur » (ad Ernesto di Liegi, il 6 gennaio 1607), ivi 295. * « Decrevisse scribere 3000 Helvetiorum » (alla Svizzera cattolica il 6 gennaio 1607), ivi 297. 5 « Porque el temor de que estas prevenciones han de llover sobre si. en caso que no se acordasen con el Papa, havia mas obra i efecto en ellos que las ragones de S. Pablo i eloquencia de Ciceron, porque es gente que no adoran otro Dios que su interes i libertad (Relacion de las diferencias que sL penden entro S. S. i Venecianos). Archivio dell’Ambasciata, di Spagna in Roma III 10.