Paolo V. 1605-1621. Capitolo IV'. eli tutto per abbatterla e per procacciare un ingresso al protestantesimo in Italia.1 D’altro canto egli afferma anche ripetuta-mente 2 di non veder alcuna differenza tra calvinismo e luteranesimo.3 Egli dunque non apparteneva a nessuna delle comunità cristiane, e del resto era scomunicato dal gennaio 1607.4 Ciò non gl’impediva di dire ancora sovente messa e d’incominciare per esempio uno dei suoi scritti5 con queste parole: « Stimò sempre la Repubblica di Venezia, che il fondamento principale di ogni imperio e dominio fosse la vera religione e pietà, e ha conosciuto per grazia singolare di Dio l’esser nata, educata, e accresciuta nel vero culto divino ». Nei suoi pareri per la Repubblica egli era costretto senz’altro a conservare l’apparenza di cattolico;6 scrive in una lettera di essere come il camaleonte e di dover portare una maschera, come tutti in Italia.7 L’influenza del Sarpi si mostrò subito dopo la sua nomina a teologo di Stato nel cambiato atteggiamento della repubblica. Fin adesso il Senato aveva giustificato il suo procedere contro ecclesiastici criminali con privilegi e concessioni papali, e per ciò ammesso di non possedere per sè alcuna giurisdizione sul clero.8 era l’annientamento dell’autorità papale », giudica il Gindely nei Wiener Sitzungsber., Phil.-hist. Kl., XXXIX (1862) 6. Cfr. ora anche L. Emery, Religione e politica nella mente di ira Sarpi, nella Nuova Rivista storica Vili (1924). 1 Vedi più sotto p. 115 s. 2 Presso Gindely, Rudolf II, voi. I 121. 3 Riguardo al domma, dice il Ranke (II6 222), il suo protestantesimo andava « difficilmente al di là delle prime semplici proposizioni della Confessione di Augusta, se pure egli teneva fermo anche a queste. . . Non si potrà indicare la confessione alla quale egli aderiva intimamente ». Fa un effetto esilarante che un moderno ammiratore tedesco del Sarpi, v. Zwiedineck-SÙdeniiorst (Venedig als Weltmaeht und Weltstadt,2 Bielefeld 1906, 175 s.), lo designi come « un cattolico convinto di pietà profondissima » il quale <> non deviò un capello dalla dottrina ch’egli aveva riconosciuto per tutta la sua vita come l’unica datrice della salute eterna ». 4 Cfr. più sotto p. Ili, n. 2. 6 Considerazioni sopra le censure di Paolo V nelle Opere varie I 182. 6 Pertanto è sbagliato il tentativo di B. Cecciietti (Le consulte di fra P. Sarpi, nell’ Ateneo Veneto 11, serie I [1887] 232 ss.) di provare l’ortodossia del Sarpi in base ai suoi pareri. Rein 193 s. Rein 190, n. 1; cfr. 193 n. 4, Secondo Rein (201) « l’opinione assai comune [recentemente sostenuta anche dal Castellani (Lettere di Sarpi xxi)], secondo la quale il Sarpi sarebbe stato bensì un nemico del papa, ma un fedele seguace, riguardo ai domini, della chiesa cattolica, non è sostenibile, perchè egli rispetto, appunto, a parecchie dottrine cattoliche tiene una posizione scettica,, o anche fa trapelare le sue simpatie per la concezione protestante ». Cfr. ivi 170-206 l’indagine particolareggiata intorno alle opinioni religiose del Sarpi. V. anche Putelli nell ’Archino Veneto N. S. XI, 21 (1911) 240. V.in fine del presente volume «Aggiunte». 8 « Quanto poi alla retentione d’Ecclesiastici, ha commesso la loro reten tione, facendo questo in virtù di molte Bolle et Indulti concessi da Sommi Pon-