436 Paolo V. 1605-1621. Capitolo IX. riteneva minata la sua tranquillità e sicurezza da forze oscure, il suo unico pensiero era di annientare con un colpo pesante l’escavatore sotterraneo; se in questo venisse offesa la giustizia o sacrificata una vita innocente, era cosa accessoria. Se ciò valeva per ogni procedimento giudiziario, tanto più era il caso in un processo, in cui si sperava di stimmatizzare in perpetuo pontefice e preti cattolici, seminari e gesuiti. Anche esteriormente, dunque, tutto fu fatto perchè la condanna del Garnet assumesse la fisonomia di un grande avvenimento politico. I primi funzionari e nobili del regno, il Lord-Mayor di Londra, i conti di Nottingham, Suffolk, Worcester, Northampton e Sali-sbury, il Lord Giudice supremo, il Lord Giudice supremo della tesoreria formarono col giudice Sehvyn in nome del re la commissione dirigente;1 se si fosse trattato di un cardinale di Roma, disse il Salisbury, non si sarebbero potute fare più cerimonie.2 Corrispondentemente a ciò, la seduta giudiziaria del 28 marzo suscitò uno scalpore enorme; la folla si accalcò a tutte le entrate della sala del processo a Guildhall, lo stesso re stette ad ascoltare da un nascondiglio. Ma nel resto il procedimento probatorio contro l’accusato e la sua condanna furono uno scherno per la giustizia. Il Procuratore generale Edoardo Coke, il quale usava sostenere l’accusa nei grandi processi politici, e non si preoccupava eccessivamente in essi della giustizia,3 ebbe anche adesso il compito di parlare. La sua dimostrazione è estremamente debole;4 egli parla di ogni genere di cose non pertinenti all’argomento; quando giunge al punto da cui dipende tutto,5 egli non sa presentare che alcune verosimiglianze affastellate alla rinfusa.6 Delle sortite passe al processo sicurissimamente erano presupposti in lui. E persino quando avesse potuto, per un favore straordinario di fortuna, provare ch’egli aveva unicamente tenuto segreto l’alto tradimento, senza approvarlo, egli rimaneva ancora soggetto alle pene severe con cui la legge colpiva l’occultazione dell’alto tradimento (misprision of treason) ». 1 Pubblicazione dell’Arraignment in Foley IV 164. 2 Ivi 186. 3 II Gardiner (I 127) a proposito del processo Raleigh gli attribuisce non solo « violenza usuale » nella recitazione del discorso di accusa, ma anche altrettanta « indifferenza abituale circa il valore delle testimonianze su cui egli basava le sue asserzioni» («the charges against the prisoner [Raleigh] were brought forward by Coke, with his usual violence, and with his no less usual carelessness as to the value of the evidence upon which he based his assertions »). 4 II suo discorso è in Foley IV 165-180. 5 Cioè al colloquio col Catesby del 9 giugno 1605 (sopra p. 419, 434); vedi Foley IV 174-175. 6 Un indizio ripetutamente addotto consiste nel fatto che il Garnet nel la Messa del di d’ Ognissanti 1605 si riferì ai versi: « Auferte gentem perfidam Credentium de finibus, Ut Christo laudes debitas Persolvamus alacriter »• Questa doveva essere una preghiera per l’estirpazione dell’eresia mediante