90 Paolo V. 1605-1621. Capitolo IV. su cui gravava perfino il sospetto di omicidio. Nel settembre i Dieci dettero incarico al podestà di Treviso di procedere contro di lui; un mese più tardi avocarono a sè tutto l’affare.1 Anche il Concilio di Trento aveva insistito sul punto che la libertà ed immunità della Chiesa non dovesse considerari semplicemente come una esigenza del diritto ecclesiastico, ma come proveniente da disposizione divina; essa ha appunto le sue radicia nella istituzione divina della Chiesa. Le usurpazioni del potere civile nel campo ecclesiastico formavano inoltre una delle cause principali della decadenza del clero e uno dei maggiori ostacoli per il suo risollevamento;3 pertanto la questione del contegno da mantenere di fronte a simili usurpazioni fu per i propugnatori del rinnovamento ecclesiastico, i Padri del Concilio di Trento quali Pio V e Carlo Borromeo, una delle più importanti, ma anche delle più scabrose e penose.4 Paolo Y era vissuto fin da giovane nelle concezioni del diritto vigente 5 ed era pieno di zelo per la riforma; appunto perciò era naturale ch’egli risentisse il doppio profondamente gli arbitrii della Signoria. Si comprende pertanto facilmente che, nonostante alcune dimostrazioni amichevoli della repubblica verso il nuovo papa,6 Paolo Y, specialmente dalla fine dell’ottobre 1605, facesse serie rimostranze all’inviato veneziano Agostino Nani.7 « Con indicibile ardore e con commozione da non credersi » egli insisteva, alla fine di una tale discussione, sul suo dovere di papa di difendere il foro ecclesiastico; egli assicurava, con tutta l’energia di cui era capace, che l’avrebbe tenuto alto « con tutto lo spirito, con tutte 1 Cornet 267 s. Cfr. Arch. Veneto loc. cit. 48 ss., 53 s.; Brosch I 355; Molmenti, La fine dell'abbate Brandolini, nella Rassegna settimanale 1878, n. 58, 1879, n. 99. 2 « Ecclesiae et personarum ecclesiasticarum immunitatem Dei ordina-tione et canonicis sanctionibus constitutam » (sess. 25, c. 20, de ref.). 3 Cfr. la presente opera voi. VII 249 s. IX 483. ‘ Cfr. ibid. voi. VII 247, Vili 216 s. 5 « Che da giovanetto et per il corso de molti anni era versato in simili cose et che come auditor della Camera l’haveva spesso havute per le mani et ne poteva parlare con fondamento » (Paolo V al Nani, presso Cornet 7, n. 3). « Come è possibile che il principe laico voglia ingerirsi in giudicare un canonico! » (Ivi 3 n.). 6 * Breve di ringraziamento del 25 settembre 1605 al Doge Grimani, perchè il Cardinal Borghese e i fratelli del papa erano stati ammessi fra i nobili veneziani. Brevia XLV 1 f. 501, Archivio segreto pontificio. 7 « Con ardore infinito et con commotione incredibile » Cornet 9 nota. Borghese * scriveva 1’ 8 novembre 1605 al nunzio veneziano Offredo degli Offredi (+11 nov. 1606): « Ogni resentimento che si faccia o si sia fatto per quella parte [cioè, legge] tanto detestabile e tanto dannosa alle cose ecclesiastiche è inferiore all’occasione; onde non si haverebono da dolere costi che V. S. ne habbia parlato vivamente » Borghese I 908 f. 46 (50), Archivio segreto pontificio. *