236 Paolo V. 1605-1621. Capitolo V. era di questa opinione. Egli ne parlò col Bellarmino. Il dotto Gesuita non nascose ch’egli stava dalla parte del Baronio. Dopoché Paolo V ebbe letto il passo relativo degli Annali, non dette alcun segno di malcontento. Il Bellarmino partecipò questo al suo amico Baronio il 9 aprile 1607, e lo consigliò a non mutar nulla.1 Il Baronio allora era già gravemente sofferente. Alcuni posero in rapporto la sua malattia colla rinnovata opposizione degli Spagnuoli contro la sua dissertazione sulla Monarchia Sicula, altri con la contestazione fatta negli Annali della Donazione costantiniana.2 L’ultima supposizione non coglieva certo nel segno, perchè la lettera del Bellarmino dovette tranquillizzare completamente il cardinale. Inoltre il Baronio non si occupava allora più d’altro che di prepararsi alla morte, perchè egli conosceva assai bene la serietà del suo stato. Il suo medico gli consigliò di recarsi a Frascati. Sebbene il Baronio ritenesse che questo cambiamento d’aria non poteva più giovargli, volle tuttavia obbedire, solo pregò di essere accompagnato dal suo confessore.3 In Frascati, ove egli occupò di nuovo la sua piccola e modesta casetta presso la villa Piccolomini, il suo stato peggiorò talmente, che il 17 giugno in Roma si diceva fosse morto.4 La voce si rivelò prematura, ma le condizioni del dotto vegUardo erano disperate.6 Egli sopportò con la più grande pazienza i dolori terribili procuratigli dal suo male: in piena calma di spirito, egli guardava con gioia venire la sua dissoluzione, che doveva riunirlo con Cristo. Per lui, come per san Francesco, « Sorella morte » era una cara amica, con la quale da anni8 egli s’intratteneva quotidianamente. Un solo desiderio egli aveva ancora: quello di morire in mezzo ai suoi cari Oratoriani. Perciò egli aveva già precedentemente applicate a se stesso le parole del libro di Giobbe: « Io vorrei morire nel mio piccolo nido », e aveva domandato agli Oratoriani un’abitazione nella loro casa, ove aveva passato i giorni più felici della sua vita. Il Baronio, perciò, si fece riportare il 19 giugno a Roma. Non era l’opposizione ai suoi Annali ad affliggerlo in quei momenti, ma il rammarico di non essere stato degno della porpora e di non aver potuto terminare i suoi giorni come semplice prete. Fortificato ripetutamente dal Santo Viatico, egli morì la sera del 30 giugno 1607 fra le preghiere dei suoi Oratoriani. Egli deside- 1 Cfr. Laemmer, Melet. 364 s.; Calenzio, Baronio 802; Le Bachelet, Auct. Béllarm. 567 s. 2 Vedi gli * Avvisi del 5 maggio e 6 giugno 1607, Biblioteca Vaticana. 3 Vedi Barnabe0S, Vita C. Baronii llls. 4 * Avviso del 20 giugno 1607, Biblioteca Vaticana. 5 Cfr. gli * Avvisi del 23 e 30 giugno 1607, ivi. Nel secondo si dice: « Il card. Baronio ancor vive et è miracolo che campi essendosi ridotto a niente ». 6 Vedi Barnabeus 112.