Il cardinale Bellarmino 239 Col Borromeo e col Baronio gareggiava in pietà e dottrina il grande controversista Bellarmino. Dopo i due conclavi dell’anno 1605 in cui vi fu in vista per il cardinale l’elezione, Paolo V lo trattenne in Roma, ove egli esercitò fino alla morte (17 settembre 1621) una grande influenza nelle Congregazioni cardinalizie. Accanto agli scritti polemici (specialmente contro il Sarpi e Giacomo Ix) ch’egli dovette comporre per incarico del papa, l’opera più notevole dei suoi ultimi anni, un catechismo per la gioventù, ristampato infinite volte, tradotto in una dozzina di lingue, raccomandato dai papi, ed in uso ancora oggi.2 Quale prestigio godesse il Bellarmino presso il popolo minuto, si vide ai suoi funerali, che si trasformarono in una manifestazione grandiosa. Le masse che si accalcavano intorno alla sua bara non sapevano nulla dei suoi lavori scientifici. Ma essi lo conoscevano e lo veneravano per la sua beneficenza e come un vero santo. « Io ho conosciuto in diversi tempi », dice il cardinale Valier, « uomini di gran valore per lettere, per bontà, ed esemplarità di vita, morti anche con fama di santità: ma non ho mai ritrovato in tutti insieme tante virtù unite, ed un così eminente grado di eccellenza, quanto in questo gran campione di Cristo, e che l’abbia conservate sempre tutte illese, senza mai punto d’alterazione, nell’istessa uniformità, in qualsivoglia grado e stato: poiché la istessa umiltà, bontà, pietà, modestia, castimonia, mansuetudine, ilarità, liberalità, sprezzatura delle cose del mondo, libertà nel dire, ed ubbidienza verso i suoi superiori, che ebbe mentre fu semplice religioso, l’ha anche conservate tutte nell’istessa forma dopo che fu cardinale fino all’ultimo di sua vita ».3 II giudizio dato su lui da tutta Boma, dal cardinale al mendicante, è stato confermato dalla più alta autorità ecclesiastica, coll’averlo annoverato nel numero dei Beati. La riflessività circospetta, colla quale Paolo V amava procedere in tutti gli affari, fece sì che la nuova nomina di cardinali aspettata già precedentemente 4 tardò fino al 10 dicembre 1607.5 Con essa dovette darsi soddisfazione ai desideri dei sovrani.6 Per ri- 1 Cfr. Couderc II 109 s., 146 s. Vedi anche sopra pag. 110 e sotto cap. 9. 2 Vedi Sommervogel I 1182-1204. 3 Vedi Barigli loc. 4 (IV 22). 4 Cfr. * Avviso del 12 settembre 1607, Biblioteca Vaticana. Con * Breve a Filippo III, in data 1607 settembre 12 (Epist. Ili 164, Arni. 45, Archivio segreto pontificio), il pontefice aveva promesso di affrettare la creazione per far piacere al re di Spagna. 5 Vedi * Acta consist., Biblioteca Vaticana. Cfr. la * relazione dell’inviato mantovano del 10 dicembre 1607, Archivio Gonzaga in Mantova, e Mutinelli III 276 s. Sui nominati vedi Ciaconius IV 410 s.; Carrella VI 134 s. Cfr. anche i * Brevi ai duchi di Savoia e di Mantova, kpist. HI 302, 323, Archivio segreto pontificio. ' Cfr. * Avviso del 12 dicembre 1607, Biblioteca Vaticana.