Grandi concessioni di Paolo V ai missionari della Cina. 259 ancora nn anno prima in Pechino la Congregazione mariana. Prima di ammalarsi egli aveva detto una volta ai suoi collaboratori, che, pensando ai mezzi migliori con cui poteva diffondere la fede fra i Cinesi, egli non ne trovava nessuno più efficace della sua morte. I Gesuiti si ricordarono di queste parole, quando l’imperatore Vanghe onorò in maniera speciale il morto, donando un posto per la sua sepoltura, ciò che soleva avvenire solo per gli uomini che avevano altamente meritato dello Stato.1 Ricci, morendo, aveva detto ai suoi confratelli che li lasciava sul limitare di una porta, aperta verso grandi conquiste, ma pur anche di molta fatica e pericoli.2 Con queste parole era caratterizzato l’avvenire della missione, per la quale il Ricci aveva dato le linee direttive e a cui egli aveva acquistato diritto di cittadinanza nell’impero di Mezzo.3 Il prestigio dei Gesuiti alla Corte imperiale crebbe, quando nel 1610 essi calcolarono in precedenza una ec-clissi di luna con più esattezza degli astronomi locali. Nell’anno seguente essi poterono consacrare in Nanchino la loro chiesa, sulla quale una iscrizione diceva ch’era stata eretta dalla Compagnia di Gesù.4 Il successore del Ricci, Nicolò Longobardo, potè fondare ancora altre tre sedi. Ma quando il piemontese Antonio Va-gnoni5 predicò in Nanchino in maniera imprudente, si verificò un regresso. L’odio per gli stranieri si risvegliò. Nel 1617 la giovane chiesa cinese dovette subire aspre prove specialmente in Pechino e Nanchino. Un certo numero di Gesuiti e alcuni fratelli cinesi ressero tuttavia anche nelle difficili condizioni create dall’editto di proscrizione del 4 febbraio 1617. Se la tempesta tornò ben presto a scomparire, ciò si dovette sopratutto al fatto, che l’invasione dei Manciù richiamò l’attenzione del governo verso un’altra parte. Nel loro rapporto del 1620-21 i Gesuiti constatavano che 1 Vedi Nic. Trigantius, De christiana expeditione apud'Sinas suscepta ab Soc. Jesu ex P. Matth. Ridi eiusdem sodetatis commentariis libri V ad S. D. N. Paulum V, Aug. Vindelicor. 1615, 616 s. Cfr. P. M. Ricd S. I., Relafào escripta pelo seu companheiro P. Sabatino de Ursis S. I., Roma 1910, 50 s. 2 Vedi Tricantius 613. Cfr. Spii.lmann, Durch Asien II, Friburgo 1898, °ve, pag. 215, è una riproduzione del sepolcro del Ricci a Pechino. Riproduzioni migliori in Tacchi Venturi, Commeni, della Cina I e Riccardi, M. Ricd, Firenze 1910. Per l’iscrizione sepolcrale vedi Brucker nelle Ètudes CXXXI 220. Cfr. anche Vitale, La tomba del p. M. Ricci, in Atti e memorie del Convegno di Geografi-Orientalisti tenuto in Macerata 1910, Macerata 1911, 170 s. 3 Ciò era tanto vero, che la * Relatione delle provincie orientali (Ottob. 2416 pag. 911 s., Biblioteca Vaticana), composta nel 1610 poteva ‘'■re, che i trenta Gesuiti lavoranti in Cina erano « tenuti già come naturali del paese ». 4 Cfr. Iuvencius V 553 s., 555. 5 Cfr. C. Sforza, Un missionario e sinologo Piemontese in Cina nel sec. xvn, nella Misceli, di stor. ital. 3a Serie XI.