Tristi condizioni finanziarie dello Stato pontifìcio. interessi importava 1.800.600 scudi. Malvasia mostrava che questo ultimo con una riduzione al 4 o al 5 per cento sarebbe sceso a 489.702 e rispettivamente a 612.130 scudi. Paolo Y non ebbe il coraggio di affrontare misure così radicali come queste che gli venivano proposte. A rifiutare il progetto, insieme con altri motivi, dovette sicuramente deciderlo il fatto ch’egli non voleva prendere anche solo temporaneamente un milione in oro al tesoro di Castel S. Angelo, il cui impiego era fissato da bolle solenni.1 Un tentativo di ottenere il pareggio del bilancio con economie 2 non riuscì.3 Si rimase così in sostanza al sistema di economia creditizia, creato da Sisto Y di far fronte ai bisogni con i Monti e la rendita di uffici. Questa via sembrò più facile di quella proposta da Malvasia. Uno stimolo a persistervi fu costituito dal fatto che i Luoghi di Monte, anche quando Paolo Y ebbe diminuito per alcuni il tasso d’interesse, rimasero straordinariamente ricercati, data la grande sicurezza che offrivano. I nuovi prestiti emessi da Paolo Y, presi ad uno ad uno, non furono per verità grossi, ma poiché si ripeterono spesso, la loro somma complessiva raggiunse tuttavia gradatamente un’altezza cospicua. Negli anni 1608-1618 Paolo Y ha fatto sopra due milioni di debiti in Luoghi di Monte.4 Negli ultimi anni del pontifi- 1 Un * « Discorso sopra li milioni che sono in Castello, che non si devono evare solo in casi molti urgenti », che deve essere di G. B. Costaguti, ricorda che Clemente Vili non volle toccar mai quei danari, nè per l’acquisto di Ferrara, nè per gli aiuti spediti in Germania contro i Turchi (Archivio Costaguti in Roma). Sopra lo stato del tesoro in Castel S. Angelo al tempo di Paolo Y cfr. Studi e docum. XIII 307. 2 TI Costaguti riferisce in proposito: * « Deputò una congregazione de cardinali a questo effetto e dopo molte proposte e discorsi si risolse S. Stà de restringere le spese e cominciò da pro'prii parenti, a quali non dette le provisioni del generalato di S. Chiesa, dovute almeno per onorevolezza de carichi, licentiò una compagnia di cavalli, moderò le spese di Palazzo » (Appunti c. 1). Nel c. 3 egli dà il seguente prospetto delle « spese scemate »: « Delle galere..............se. 25.000 La prò visione del generale di S. Chiesa . . 12.000 La compagnia di cavalli ......... 5.000 Le spese di Palazzo ........... 45.000 se. 87.000 » Archivio Costaguti in Roma. 3 Cfr. gli * appunti del Costaguti c. i, il quale osserva: « Tanto si vendevano i Monti, dopo che furono ridotti, quanto valevano prima che si ridussero » Archivio Costaguti in Roma). Cfr. anche Ranke III6 9, il quale tuttavia non dice donde abbia preso i suoi dati. Sull’ordinanza del 1615 riguardo ai Monti v. Civ. Cali. 1906, II 598 s. 4 * « Nota de luoghi di Monti eretti in tempo del pontificato della fel. mem. di Paolo V 1606-1618 », citata dal Ranke (III6 9), ma senza indicazione