Atteggiamento di Paolo V verso lo Zar Demetrio 487 notizie inviategli dai Gesuiti che si trovavano presso l’esercito. L’opinione in Polonia era rappresentata dal nunzio assai più favorevole di quanto fosse in realtà, sebbene anch’egli non potesse nascondere l’esistenza fra i Senatori di due partiti, l’uno dei quali era capitanato dal Zainojski, ostile a Demetrio, l’altro dal Zebrzy-dowski a lui favorevole. Anche l’atteggiamento di Sigimondo era rappresentato dal Rangoni con troppo ottimismo; egli faceva comprendere addirittura che il re di Polonia avrebbe sostenuto il pretendente colle armi. Alla fine della lunga lettera viene espressa vivamente ancora una volta l’opinione favorevolissima che il Rangoni si era formato di Demetrio e delle speranze per la riunione della Russia con Roma e per la lotta contro i Turchi da parte del nuovo Zar. Il nunzio è pieno di lode per il carattere nobile del pretendente, la sua capacità, la sua arditezza e il suo timor di Dio. Egli racconta che Demetrio ha inteso con soddisfazione affermare che il ristabilimento dell’unione della Russia colla Chiesa cattolica gli assicurerebbe fama mondiale, e che questo fatto sarebbe eternato in Vaticano con un dipinto che prenderebbe il suo posto accanto ad altre rappresentazioni del genere.1 La relazione del Rangoni del 2 luglio 1605 fu decisiva per il contegno del pontefice. Quanto veniva esposto qui da un diplomatico apparentemente bene informato e partecipe degli avvenimenti, ma troppo credulo ed ottimista incorreggibile, suscitò in Paolo V l’idea che Demetrio fosse l’ideale di un principe, che il suo intervento avrebbe assicurato alla Chiesa ed alla cristianità i più bei successi, se lo si fosse appoggiato con tutte le forze. Pertanto subito al principio di agosto furono prese una serie di misure per incoraggiare questo pretendente che faceva sperar tanto bene. Brevi a Sigismondo III, al Cardinal Maciejowski ed a suo cugino Giorgio Mniszech, molto potente presso il re polacco, esortarono costoro ad adoperare la loro influenza presso Demetrio ed a confermarlo nelle sue intenzioni favorevoli alla Chiesa cattolica. « Noi non dubitiamo, vi si dice, che, se Demetrio persevera nelle intenzioni avute fin qui, egli può ricondurre i Moscoviti alla Chiesa, poiché quel popolo si regola in tutto secondo il suo sovrano ».2 Nella sua ferma fiducia nel nuovo Zar, Paolo V gli aveva anche occasionalmente raccomandato i missionari carmelitani che andavano in Persia.3. Il 5 agosto venne anzi preso in considerazione l’invio del nepote del Rangoni, conte Alessandro, a Mosca, e preparata una lettera credenziale per lui.1 1 Si pensava evidentemente, con questo, ad un affresco nella Sala Regia. 2 Vedi Ttjrghenjev II n. XLI, XLII, XLIII. 3 Vedi ibid n. XXXVIII. 4 Vedi ibid. n. XLIV. Cfr. Pierlixg, La Russie III 220.