298 Paolo V. 1605-1621. Capitolo VII. similiano di Baviera, Giulio Cesare Crivelli, chiesero istantemente aiuto di denaro per la Lega.1 Quando pure l’ambasciatore spa-guuolo Francesco de Castro appoggiò energicamente la richiesta, Paolo Y fece sperare un contributo annuo di 200.000 ducati.2 Tuttavia le trattative degli inviati della Lega non procedettero secondo i loro desideri: essi ottennero in conclusione solo promesse generiche.3 Nonostante tutte le lodi impartite da Paolo Y al loro intervento, egli non nascose di temere la gelosia dell’imperatore, ove questo rimanesse escluso dalla lega cattolica. Alla concessione di un sussidio ostava anche l’esaurimento delle finanze papali. Ebbe effetto decisivo l’azione in contrario condotta destramente dall’ambasciatore francese, il quale seppe insinuare il sospetto nel pontefice guardingo ed economo, che la Lega e Massimiliano sotto il mantello della religione perseguissero interessi egoistici. Brèves cominciò col rivolgersi all’influente card. Lanfranco, al quale fece presente che gli spagnuoli volevano vedere il papa a capo della Lega per farne uno strumento dei loro piani ambiziosi e, se egli si impegnava più oltre, votargli la cassa, nonostante le loro assicurazioni in contrario. L’ambasciatore francese rinnovò queste rimostranze anche col papa. Questi replicò ch’egli non pensava a farsi capo della Lega; ma se scoppiasse una guerra a causa della religione, aiuterebbe i cattolici tedeschi prelevando una decima dal clero italiano.4 Contemporaneamente Brèves cercava di guadagnare il card, segretario di Stato Borghese, il quale riceveva uno stipendio annuo dalla Francia, ad una partecipazione della S. Sede agl’intrighi antispagnoli del suo re in Italia, accennando alla felice occasione di acquistare il regno di Napoli per la casa Borghese.5 Anzi, Brèves arrischiò insinuazioni di questo genere collo stesso papa. L’occasione, così disse egli al principio del febbraio 1610, era favorevole, poiché a Napoli il popolo stendeva le braccia verso un salvatore, i principi italiani desideravano ardentemente scuotere il giogo loro imposto dalla signoria straniera; ma il papa non faceva ciò che poteva, egli avrebbe dovuto pensar di più alla sua fama presso i posteri !6 Il fermento a Napoli era effettivamente assai forte. E come là, così in tutta Italia cresceva l’esasperazione contro gli Spagnuoli. A Roma si aggiungeva anche il malcontento per le loro usurpazioni 'Cfr. Wolff, Gesch. Maximilians I vol. II 487 s.; Briefe uncl Akten VII 183, 252. 2 Vedi Gindely loc. oit. 64. 3 Vedi le relazioni in Briefen und Akten VII 281 s., 371, 404, 410, VlU 415 s. Cfr. aelie Kybal, Jindrich 1 V a Europa v letech 1609 a 1610 p. 156 s. 4 Vedi Briefe und Akten III 497 s., 509. Cfr. Goujet I 181. 6 Vedi Briefe und Akten 498. 8 Vedi ivi 502.