Giacomo I denunzia il papato come autore della Congiura. 427 Già prima di questa comunicazione Giacomo I conosceva il pensiero della corte romana. Tuttavia, nel suo discorso pubblico avanti al Parlamento del 9 novembre 1605, egli fece responsabile del complotto il papato con le sue dottrine. Neppure i Turchi, i Giudei, gli idolatri, così egli affermò, neppure i pagani di Calicut, che adorano il diavolo, e in generale nessuna altra setta aveva mai sostenuto per motivo della propria religione, che sia permesso, o, come dicono i cattolici, meritorio, assassinare i principi, o lavorare a rovesciar lo Stato. V’erano senza dubbio anche fra i Papisti gente onorevole, che o non conoscevano o non professavano quelle dottrine spaventevoli e maledette del papato, questo vero « mistero dell’iniquità o1: e perciò non si dovevano escludere dalla vita eterna tutti i Papisti dei tempi passati. Ma nessuno che avesse penetrato con piena conoscenza di causa i principi di quella superstizione, e vi aderisse accettandoli pienamente, poteva pretendere al nome di vero cristiano o di buon cittadino.2 Ancor più aspramente si esprimeva Giacomo I nelle sue lettere. « Odo dal messo di S. M., scrive Giovanni Harington, che questi attentati non sono opera di alcuni pochi, tutta la legione dei cattolici venne chiamata a consiglio; i sacerdoti tranquillizzarono le coscienze, ed il papa impartì ima assoluzione generale per questa gloriosa intrapresa, così onorevole per Dio e la sua santa religione ».3 Anche gli uomini di governo inglesi parlarono di macchinazioni, che provenivano « da Roma e da satana ».4 Nel febbraio del 1606 il Salisbury spiegava all’inviato fiammingo Hoboken, che il papa era l’autore della congiura, e questa una derivazione della dottrina cattolica.5 Negli interrogatori dei congiurati il governo si dette molto da fare per ottenere prove della complicità dei sacerdoti.6 Già il si gran diversità di opinioni religiose, si preoccuperà della verità, gli offre l’aiuto dei teologi. Sotto la stessa data * Paolo V scrisse a Filippo III di Spagna, che aveva provocato la lettera papale a Giacomo I, comunicandogliene il contenuto. Epìst. II 75, Archivio segre to pontificio. 1 2 Tess. 2, 7. 2 « Quamobrem et Papistas maiores nostros, si qui sub vitae finem in unius Christi crucifixi merito opera fidemque collocarunt, fatemur aeternae vitae factos compotes et Puritanorum crudelitatem, qui omnes Papistas citra exee-ptionem ignibus adiudicant, flammis consemus expiandam.... At nemo certa co-gnitione eius superstitionis principia intelligit, iisque constanti fiducia adhaeret, qui veri christiani vel boni civis nomen tueri queat (Iacobi regis Opera 235). 3 Gerard, loc. cit. 5. 4 « Abominable practise of Rome and Satan » (Chichester a Salisbury, quando ebbe ricevuto l’annunzio del complotto scoperto, presso Gerard, loc. cit.). 6 « Entra en long discours sur la dite trahison, disant entre autres propos que le pape estoit autheur d’icelle... (Willaert, loc. cit. 91). 6 « The great object of the Government now was to obtain evidence against the priests » (Gardiner I 267). Cfr. Lingard IX 58.