Il bando contro Donauwòrth. 523 di Santa Croce (« znm Heiligen Kreuz ») confinante colla città. Allorché questi religiosi, i più dei quali avevano studiato presso i Gesuiti in Dilligen, vollero tornare a celebrar a bandiere spiegate le processioni pubbliche, cadute in dimenticanza; il Consiglio lo proibì. U vescovo di Augusta, Enrico di Knoringen, si rivolse, per questo e per altri pregiudizi arrecati ai cattolici di Donauwòrth, al Consiglio della corte imperiale. Un ordine di protezione emesso da questo per l’esercizio della religione cattolica ebbe per unico effetto, che nell’aprile 1606 la processione delle Eogazioni, uscita dal monastero di Heiligen Kreuz fu assalita e dispersa dalla plebaglia istigata dai predicanti. Il Consiglio si rifiutò di punire il misfatto, nel quale un Crocefìsso era stato gettato a terra, e finì per scusarsi di fronte al Consiglio della corte imperiale dichiarando di non esser padrone della cittadinanza eccitata. In seguito a ciò l’imperatore, cansando le autorità della Lega sveva, dette incarico nel marzo 1607 al duca Massimiliano di Baviera di proteggere i cattolici di Donauwòrth contro ulteriori violenze. Essendo stati minacciati personalmente i commissari del duca, venne proclamato su Donauwòrth il bando da lungo tempo annunciato per violazione della pace territoriale e religiosa, e poiché questa misura da sola non bastava, si procedette altresì all’esecuzione nel dicembre 1607 a mezzo di truppe bavaresi. Queste il 17 dicembre occuparono la città, da cui fuggirono i predicanti e la maggior parte dei caporioni. Massimiliano fece ora iniziare immediatamente in Donauwòrth la restaurazione ecclesiastica, chiamò' alcuni Gesuiti e restituì novamente ai cattolici la chiesa parrocchiale abbandonata dai predicanti, ma del resto procedette con molta circospezione.1 In una lettera al papa, Massimiliano esprimeva la speranza, che per la rapida effettuazione del bando contro Donauwòrth il prestigio dell’imperatore fosse stato consolidato non poco nell’impero e la religione cattolica avesse ricevuto « aiuto e spinta assai grandi », ciò che le sarebbe riuscito « confortevole e profittevole » anche in molti altri luoghi.2 Queste speranze, condivise anche da Paolo V,3 fallirono. Dal procedimento contro Donauwòrth non 1 Ofr. Stieve loc. cit. 216 s., 448 s. e Duhk II 2, 335. 2 Vedi Wolf II 255. Cfr. Stleve loc. cit. « Quellen beri eh t » 80. 3 Vedi la * lettera del cardinal Paravicini a Rodolfo II, in data Roma 1608 gennaio 12, nella quale si dice: « Mandò il duca di Baviera quà relatione i 8Sft del seguito di Donnevert et il suo agente la pubblicò poi alli altri, et è stata di grandissima allegrezza et consolatione; S. S. ne giubilava, et il Collegio ancora, come cosa di gran conseguenza per la religione cattolica et per il maggior rispetto, che habbiano da portare li heretici per l’avenire; io oltre a tutte queste cause ne rendo grazie al Signore con vero affetto et me ne rallegro con V. M*à humilmente perchè vedo che tanto più sarà riverita e stimata ja Mtò S. quanto che mostrará non solo a tutte quelle provintie, ma alla chri-