450 Paolo Y. 1605-1621. Capitolo IX. larmino di santa ragione.1 Il libro comparve senza nome d’autore, ma colle armi reali sul frontespizio, e venne offerto agli inviati stranieri, dimodoché la parte presa dal re alla sua composizione non fu mistero per nessuno. Giacomo afferma in esso ripetutamente, che il giuramento di fedeltà richiedeva solo un’obbedienza civile; egli cerca quindi provare con la Sacra Scrittura e le opere dei Padri della Chiesa, che nessuna autorità umana può sciogliere i sudditi dal loro dovere verso il sovrano, neppure se questi sia un uomo indegno e scellerato. In certi casi le dimostrazioni di Giacomo sono veramente sbrigative. Di contro alla affermazione del Bellarmino, che i papi non avevano mai inviato sicari contro i principi, egli cita gl’imperatori Enrico IY, Eederico Barbarossa, Federico II, i quali tutti si sarebbero umiliati innanzi al papa solo per timore dei sicari papali. Del resto lo scritto mostra una erudizione notevole in fatto di Padri e di Concili.2 Sui cattolici esso ebbe l’effetto, che molti credettero all’interpretazione regia del giuramento di fedeltà e lo prestarono.3 La risposta a questa apologia non si fece attendere molto: Persons rispose in inglese, Bellarmino in latino. Poiché il libro del re era comparso senza nome d’autore, il Bellarmino a sua volta fece comparire la confutazione sotto il nome del suo cappellano, Matteo Torto.4 La risposta del Bellarmino produsse in Giacomo I una grande eccitazione. Il suo oppositore infatti non solo aveva sottoposto il giuramento di fedeltà ad un severo esame, il quale ebbe per effetto che molti cattolici, o rifiutarono di prestarlo, o lo ritrattarono, ma aveva anche mostrato gravi errori ed abbagli del re in passi della Scrittura e dei Padri, e gli aveva rinfacciato, a proposito di quel che Giacomo diceva dei suoi rapporti con i cattolici, alterazioni dei fatti e falsità cosciente.5 Il regio controversista di teologia ne rimase estremamente adirato. Egli si chiuse di nuovo con i suoi teologi per tenere un giudizio punitivo sul Bellarmino. Invano sua moglie lo pregò, lo esortarono i re di Francia e di Danimarca a desistere da una attività così poco adatta per lui: il re di Danimarca si sentì rispondere, che pensasse alla sua giovane età e si vergognasse di dar consigli ad un sovrano tanto superiore a lui in età ed in senno. 1 « Le roi m’assura qu’il n’y avait rien dans son livre qui traitât de la f°'> ni qui fut contraire à ce que l’Eglise gallicane a toujours tenu. Il en parla quasi jamais d’autre chose, montrant de croire qu’il avait donné des étrivière* au cardinal Bellarmin » La Boderie in Servière 35. 2 Servière 36-37. 3 La Boderie il 24 aprile 1608, ivi 45. 4 « Matthaei Torti responsio ad librum inscriptum: Triplici nodo tripla cuneus, Coloniae Agrippina« 1608 (Opera V 155-188). 6 Servière 66; cfr. 47-65.