138 Paolo V. 1605-1621. Capitolo IV. deve comparire in Eoma per l’esame di vescovo. In Dalmazia, ove i prelati dispongono di piccole entrate e non sono in alto nella pubblica estimazione, da ciò stesso era talvolta provenuta l’occasione a disordini. Più avveduti erano i vescovi della terraferma, presi generalmente da famiglie nobili e perciò più rispettati anche dai funzionari. L’istruzione al Gessi trova da rilevare contro i giudici ecclesiastici quello che anche all’infuori di essi si afferma di Venezia, che cioè gli studi giuridici colà sono a terra e i giudici pronunziano le sentenze secondo il semplice senso naturale di giustizia e ad arbitrio; perciò se viene interposto appello contro decisioni vescovili di questo genere ed i vescovi prendono a causa di ciò partito contro gli appellanti, il nunzio dovrà abitualmente volgere il suo favore a quella parte che rischia di soffrire violenze. Per quanto riguarda gli Ordini religiosi, la tempesta è scoppiata in questi ultimi tempi, perchè essi non vogliono la riforma e cercano perciò la protezione del governo laico. Anche dopo il ristabilimento della pace se ne sono visti esempi recenti a Bassano ed a Bergamo, e anche adesso i monaci cercano costantemente rifugio presso il potere civile. Tanto il clero regolare quanto quello secolare abbisognano assai a Venezia di riforma, perchè la città offre tutte le occasioni di peccato e, in larga misura, impunità per i colpevoli.1 Ma poiché il rigore contro i religiosi sarebbe inteso come vendetta per la loro disobbedienza precedente, così il nunzio, presentandosi l’occasione, potrà mostrarsi severo piuttosto verso coloro che da quella condotta si erano mantenuti immuni. In quanto al Sarpi e al Marsiglio, egli deve procurare che siano consegnati all’inquisizione. Naturalmente il pontefice raccomanda novamente all’attenzione del Gessi certi punti, che già da lungo tempo erano controversi tra Venezia e Eoma: così i gravami per la libera navigazione nell’Adriatico, per la città di Ceneda, per il regolamento del corso dei fiumi che i Veneziani si credevano lecito sul territorio ferrarese a fin d’impedire il riempimento di fango delle lagune. L’esecuzione di tali istruzioni poneva il nunzio innanzi ad un compito difficile. La repubblica si era adattata al compromesso solo perchè costretta; eliminato il pericolo di una guerra grazie alle sue concessioni, essa risuscitava raddoppiata la propria arroganza contro il papa, per vendicarsi dell’umiliazione. Essa teneva fermo come prima il punto di vista che le censure erano state invalide, e che una assoluzione non era stata necessaria nè si era effettuata.2 Conformemente a ciò il suo inviato in Parigi 1 * « Venetia somministra insieme e commodità grande ai delitti, e grande impunità » (ivi 164 s.). 3 Vedi più sopra p. 133.